giovedì 10 novembre 2016

Alte e basse maree di Gemma Ravanello (Pagine - 2016)


Recensione di Tiziana Marini



Se un libro di poesia può per certi versi somigliare ad una composizione musicale (e la poesia è musica!), viene naturale trovare un sottofondo musicale in quest’ultima raccolta di Gemma Ravanello ed identificarlo con qualcosa di simile al ‘’Sul bel Danubio Blu’’ di Strauss nelle scene del film di Stanley Kubrick, 2001 Odissea nello Spazio, in cui la ruota/astronave danza fra le stelle, per poi viaggiare alla velocità della luce e confondere, per effetto della relatività e delle deformazioni spazio-temporali ad essa legate, passato e presente, sicché il protagonista si ritrova bambino stellare, come noi, leggendo le poesie di quest’ultima raccolta dell’Autrice  dal titolo  ‘’Alte e basse maree’’ (Pagine-  2016), in cui le parole danzano con grande eleganza e semplicità e viaggiano nei nostri universi interiori a velocità incalcolabili e musicali.

La raccolta che ha la bella prefazione di Plinio Perilli e comprende poesie scritte in un vasto arco di tempo, è suddivisa in due parti principali, suddivise a loro volta in sezioni. La prima parte, dal titolo ‘’Mare prato’’ comprende le sezioni: Mare prato, Il primo giardino, Ventre di rosa, Occhio planetario; la seconda parte, dal titolo ‘’Mai più il ritorno”, comprende le sezioni: Tornare alla musica, Ad Parnassum, Messaggio in orbita, Mai più il ritorno.

Dice Proust nella  Recherche:’’Più li guardavo e più quello che doveva essere il mare era la terra e la terra era invece il mare..’’. Lo dice a proposito di alcuni quadri, ma noi possiamo applicare questo suo sguardo all’arte tutta, alla poesia in generale e a quella di Gemma Ravanello in particolare, quando il suo sguardo riesce a vedere ‘’attraverso’’ e a ‘’sorprenderci’’ facendo emergere altri significati da ciò che vediamo e in modo tale che ogni cosa ci appaia diversa ed assuma  altri significati. D’altra parte come diceva Joyce nell’Ulisse ‘’Chiudi gli occhi e vedrai’’. Il mare, lo stagno, il giardino dell’Autrice come il giardino di Monet e Proust,  sono mondi che attraverso il suo vedere/sentire ci ri-guardano, non solo perché ci parlano, ma diventano totalmente nostri, ci riguardano appunto,  e nel rendersi attuali, vincono il tempo.

Il mare-prato è l’insieme, l’unità che racchiude  il percorso di vita  della Ravanello, il mondo terracqueo che  genera l’emozione. La nostra Gemma si muove nel suo ‘’mare’’, che poi è un ‘’mare nostrum’’ a tutti gli effetti, la nostra condizione amniotica primaria, dapprima con lo sguardo,  poi con l’ascolto e infine con la forza della navigazione datale dall’esperienza (…il cuore si fa vela…). Sguardo, ascolto, viaggio, mare, terra, spazio, stelle tutto si unisce sinergicamente. Il mare-prato e’ quindi un mondo fertile e necessario come lo era il ‘’bosco’’ nella precedente raccolta (Bosco- Del Giano 2012), ugualmente tappa di un viaggio e di un percorso di vita.

Ma si esce dal mare e si trova il bosco o all’uscita del bosco ci aspetta il mare? E se ne può uscire davvero?  Come nei quadri di Monet il confine è sfumato o forse non esiste e in una costante circolarità del tempo nella quale i due  momenti si alternano, la nostra Gemma procede coraggiosa. Il mare e il prato sono dunque  territori dell’anima e  senz’altro elementi rassicuranti e vitali (anche quando sembra che non lo siano) in quanto sede delle nostre radici più profonde, siano esse in un fondale così come sulla superficie di uno stagno. Poco importa: ci sono!  In essi vive il passato  e vivono i ricordi preziosi dell’infanzia, i sentimenti e la memoria cui sempre guardiamo con nostalgia e rimpianto… Procedendo poi tra simboli ed archetipi (conchiglie, sassi, rive, onde, fiori, alberi, colori), fino quasi ad identificarsi completamente con questi elementi (..del corpo mio blu di mare…),  ecco che dalla terra  si arriva agli spazi siderali  perché la nostra Gemma è attratta ugualmente  sia dagli abissi marini che da quelli interstellari sicché la sabbia diventa l’infinito pulviscolo cosmico (… la mia palla di sabbia / è un nuovo astro / nel firmamento / giocoso delle dita), consapevole del fatto che non c’è poi tanta differenza tra i due universi che conosciamo o tentiamo di conoscere, lo spazio e l’anima. Così un giro di lavatrice può diventare una traversata transoceanica in solitaria (gli occhi fissi / a quel mare in burrasca / ad altri oceani si volgono…) e il volo di un aeroplanino di carta la voglia di libertà (…Era lì sopra / il viaggiatore sognante / per un viaggio molto corto / all’avventura del cielo / e solo per brevi istanti / si è sentito pilota- bambino / la sua ingenuità /  a conquistare / un frammento di libertà) e un viaggio a tutti gli effetti per una sorta  di coincidentia oppositorum insita in tutti gli accadimenti della vita e in ogni moto dell’anima.

Dunque memoria, ombre, nostalgia ma anche tanto colore, in questa raccolta corposa e matura della nostra Gemma che, non dimentichiamolo, è anche una pittrice sensibile e raffinata. In alcune poesie la ritroviamo oniricamente presente nelle tele dei suoi amatissimi pittori,  protagonista di un Aldilà dei sogni, il bel film di Vincent Ward, in chiave intimistica…(‘’sono anch’io una pennellata / tremula di colore…’’) oppure...(‘’…Nel giardino di Monet / una donna meravigliosa / passeggia tra le sue tele’’).

Non possiamo non citare, per concludere questa breve nota di lettura,  il verso conclusivo della raccolta…(‘’…il nostro momento / è qui / ed io l’afferro’’). Cosa ci vuol dire l’Autrice se non che la conclusione di ‘’ogni’’ viaggio sia poetico che di vita è però, nonostante tutto,  sempre un ritorno al presente,  ad un hic et nunc che assecondi e comprenda la forza centrifuga e centripeta della poesia e di ogni nostro agire e fragilità? Facciamo nostro questo insegnamento!

                                                                                                   Tiziana Marini

Nessun commento:

Posta un commento