domenica 10 dicembre 2017

'' Scolpire questa pace'' di Andrea Mariotti (Ed. Tracce, 2013)

Nota di lettura di Tiziana Marini



Un titolo particolarmente significativo questo della silloge ‘’Scolpire questa pace’’di Andrea Mariotti (Ed. Tracce, 2013) autore di una poesia priva di retorica, antilirica, realistica e civile in cui confluiscono gli aspetti più problematici dei nostri tempi e  i sentimenti più autentici, legati alla famiglia e all’amicizia in un mix emblematico e policromo, come a voler significare che la personalità di un poeta  ha mille sfaccettature, mille voci e che gli opposti non si escludono ma al contrario si intersecano, coincidendo alla fine in una sinergia potentissima. ‘’Scolpire’’ sottolinea come la pace, effettuale o ideale, sociale o individuale sia qualcosa di non scontato, qualcosa da modellare a colpi di scalpello come il marmo o forgiare appunto come un metallo, con  impegno e  lavoro,  anche con le parole della poesia e, nella fattispecie, con uno sguardo acuto ed ironico  tendente a dissacrare con disincanto, gli errori-orrori dei nostri tempi cogliendone gli aspetti più problematici, contraddittori, paradossali e talvolta grotteschi e ben sapendo che nulla può essere ricostruito senza demolire ciò che tentenna, ciò che non ha solide fondamenta. La poesia, sia nel suo essere civile e morale ma anche nella sua dimensione piu’ introspettiva, puo’ raggiungere  questo scopo raccontando  la storia, la società, lo spirito dei tempi e l’anima individuale  con arguzia, sincerità e onestà intellettuale, come tutti i più grandi autori, del resto,  da sempre hanno saputo fare. Così il nostro autore.


Le poesie della silloge sono suddivise in brevi sezioni: Dissidenze, Introspezioni, Poppe e sismi, Mutatio Animi, Caro endecasillabo…, Dolenti note, Sta come torre ferma. In esse l’Autore esprime con forza le sue  ‘’dissidenze’’ e i malumori nei confronti di un mondo apocalittico, tecnologico,  di una società videodipendente, Truman show dell’anima, una selva oscura come ci dice Mariotti nella poesia ‘’La speranza dell’altezza’’, ‘’ Ci troviamo per una selva oscura, / ha detto il New York Times,/ e d’immondizia a Napoli e’ spuntato / un Vesuvio bis,/ alla cui vista/ riscopriamo la potestà del ratto…’’,  in cui si muovono ‘’tecnoarpie’’, ‘’gorgoni’’,‘’grandi esteti’’, ‘’tetragoni commercialisti’’, ‘’grandi fratelli’’. ‘’tecnoparadisi’’, contro i quali l’Autore auspica ironicamente il ritorno del Pelide Achille, magari contattando direttamente Omero via posta elettronica ‘’…A questo punto non sarebbe male / far muovere il Pelide contro di essa / in tempo reale; rispondimi, ti prego,/ mandami una mail!’’. Tutto questo mentre ci giungono echi di guerre lontane ma non troppo, perché ogni guerra ci riguarda da vicino,  e terremoti invece vicinissimi.
Pungente ironia dunque ma anche di tanto in tanto il bisogno di  pause in cui  rimirare la natura o ascoltare l’amato Beethoven, antidoti  necessari affinché scenda una vera pace nell’anima. Con rapidi e bellissimi versi  e pennellate intense, Mariotti riposiziona lo sguardo, volto prima verso un mondo frenetico e banale e guarda una natura accarezzata dalle note dell’amatissimo Beethoven. Ecco i cari  luoghi ai confini dell’Umbria, ‘’Placido galleggia il Soratte / sulla valle del Tevere….Beethoven può scolpire questa/ pace sofferta  e non in vendita’’. Ecco le cime del Gran Sasso in ‘’Quella notte d’Aprile ‘’…zanne / d’un elefante acceso d’ira / per l’umana miopia’’. Ecco la consolazione che offre la bellezza dell’arte, quella di una Madonna del Latte per esempio  che accompagna e dipinge  i   fremiti dell’anima in autunno o una Vergine di Misericordia ‘’alta più di duemila metri…’’ in Val di Landro. Ecco le foreste del Casentino ‘’…tu mi plachi, o foresta fitta e cupa / ma misericordiosa di Camaldoli!’’. Ed ecco il mondo degli affetti pronto a salvarci. In ‘’Primo giorno d’estate’’, poesia dedicata al matrimonio di due cari amici, l’amore e’ visto come il bene più prezioso, la speranza  ‘’…Ma il vostro amore / dice, Alessandra e Giovanni, che noi, / gli umani, non finiremo di incontrarci’’. In ‘’Tiziana’’, la poesia dedicata alla nipotina lontana di tre anni, c’è tutta la dolcezza della nostalgia che si esprime attraverso il ricordo e si consolida con il conforto del  tempo a venire ’’…il mio piccolo giardino per l’inverno, sei’’. In ‘’Melodia’’ si leva il canto per una fanciulla, simbolo di speranza e giovinezza, ‘’ebbra d’amore per la vita’’, sottolineato dalle note di Beethoven che ne esaltano ‘’…La freschezza del suo cuore / non incantato dalle tenebre…’’In ‘’Cabaletta’’, una gita in bici e il ‘’lento e antico’’ Tevere, placano l’animo del poeta ‘’…Ivi, tornando con la mente / a mie pene / eccolo a placarmi, il fiume, / col suo correre lento, antico e saggio ’’mentre  in ’’Tramontana di San Lorenzo’’, si avverte il peso di un’amara serenità e di una solitudine accettata, mitigata solo dalla bellezza ‘’…Morte saggia, serena, quella / almeno mi spetta, e di bellezza / nel frattempo vivrò, / di quella / pace che avverto dentro di me’’. Una serenità sofferta dunque ma grazie alla quale Mariotti riesce perfino a distaccarsi dalle incongruenze e dagli affanni legati al vivere quotidiano ritagliandosi, nel tessuto aggrovigliato del vivere,  spazi di libertà. In ‘’Open space’’ ci dice infatti ‘’…In pausa-pranzo, in breve / raggiungo il dilettoso monte. / Dal  viale di Trastevere, eccomi / infatti prendere di petto / la scalea Ugo Bassi per mirare / i tetti e le cupole di Roma; / e i monti del Lazio, all’orizzonte’’. E se un bellissimo panorama  può liberarci da un vivere che ci va stretto, così anche un semplice, unico albero, nella fattispecie una quercia, può esserci d’esempio per imparare a resistere alle intemperie del nostro tempo e alle tempeste interiori, come appare chiaro nei bellissimi  versi di ‘’Alla quercia di P. da Palestrina ‘’…sicché t’abbraccio socchiudendo gli occhi…/ o roverella invisa alle bufere, / insegnami a resistere alla pena / di vivere insabbiato!...’’.


Viene da lontano la poesia di Mariotti, da una tradizione che affonda le sue radici  nella poesia  greca e latina, in Petrarca e Leopardi, nel sonetto, ma lo fa in modo del tutto originale e spontaneo benché il verso sia cesellato in ogni dettaglio,  sapientemente costruito con raffinata eleganza di forma e contenuto anche laddove quest’ultimo sembrerebbe di difficile trattazione in poesia. Un’ispirazione profonda caratterizzata da un’amarezza, da un dolore  di base spesso mitigato, sdrammatizzato ma per paradosso  reso più acuto e quasi  amplificato da una sincerità volutamente leggera,  ecco quello che,  tra i tanti altri aspetti, ci colpisce di questa silloge preziosa
ed intensa di allegorie, metafore, visioni, tese tutte  a costruire finalmente  la pace  dell’anima.                                                                                 
                                                                                   Tiziana Marini