martedì 16 febbraio 2021

''La tempra dell'autunno'' di Andrea Mariotti


 

‘’La tempra dell’autunno’’  (Bertoni, 2020) di Andrea Mariotti. Una  nota di Tiziana Marini



‘’La tempra dell’autunno’’ (Bertoni, 2020) è la nuova raccolta di poesie di Andrea Mariotti, una raccolta nella quale l’autore riversa con slancio ed elegante misura l’uomo e il poeta che con precisione vengono qui  a coincidere. Bello il titolo che trova in una stagione considerata ‘’a scalare’’ in forza, bellezza e vitalità, una ‘’tempra’’, ossia un carattere robusto e forgiato, sorprendentemente intenso, creativo e propositivo, che è ben lontano dagli stereotipi. Per chi ha letto ‘’Scolpire questa pace’’ (Tracce, 2013), la raccolta  precedente dell’Autore,  questo testo ne apparirà come l’evoluzione naturale, in quanto ne riprende i temi principali, sebbene alla luce di nuovi stati d’animo,  ma anche come un testo del tutto autonomo, considerando la distanza temporale fra le due scritture.  In ogni caso sia  per i vecchi che per i  nuovi  lettori, il libro costituirà un itinerario da percorrere, in cui i luoghi cari all’Autore diventeranno pian piano i ‘’luoghi’’ di tutti. La silloge si divide in quattro sezioni / stati d’animo, più una poesia finale che, a mio parere, per la sua compiutezza e per  il significato di approdo e pacificazione che la connotano,  rappresenta a tutti gli effetti quasi una sezione a sé stante  e comunque  un ‘’punto in fieri’’, momento di arrivo e di  partenza verso nuovi percorsi. Le sezioni sono: Poesie ritrovate, Sciolti, Apollo e Dioniso, Intrecci e, dunque, per i motivi esposti, Finale , costituita  dalla poesia  ‘’Sonetto ottobrino’’. Tutte le sezioni sono  unite  coerentemente e organicamente dai motivi cari al poeta, quali  la natura, l’arte, la musica, i sentimenti, il viaggio inteso come costante escursione, scoperta faticosa e ricerca continua della bellezza e dell’armonia, fuori e dentro di noi, modulate e filtrate dal suo sguardo acuto e circolare sull’attualità, con quel l’ attitudine al lavoro  da artigiano che lo contraddistingue, sia esso scultore, come nell’opera precedente, o fabbro che tempra il metallo come ci suggerisce il titolo della raccolta attuale. Mariotti è  dunque un artigiano che continuamente forgia, scolpisce e tempra con gli strumenti dell’ ironia, ma più spesso   con l’amarezza e la malinconia che nascono dall’osservazione,  la sua visione  del mondo, un mondo che mette a dura prova ogni certezza. Eppure la  fiducia di Mariotti  nella Natura è completa  ( ‘’La montagna / riconosce chi sale fiducioso / e paziente / accogliendolo materna’’) anche quando il Vento, potente metafora e protagonista in qualche misura della raccolta, scompiglia  gli equilibri   (‘’…i venti tiepidi / di cresta lo scacciano, / il tossico del sangue…’’), così come è totale la fiducia nell’Arte, nella Bellezza, nella Musica di cui il poeta è appassionato fruitore,  e nella Letteratura ‘’che riscalda…’’ tanto da considerarle rifugi salvifici da una realtà che lo è sempre meno. (‘’io crescevo sotto l’ala / della Letteratura che riscalda / quest’oggi un uomo in sentore d’autunno. / Vivere voglio nel silenzio d’oro / dei libri vuoto il mondo d’ogni senso’’).  Ma in  questa raccolta nessun luogo e'  accennato in modo approssimativo,  ognuno di essi ha il suo nome ed  e’  protagonista in una  toponomastica del cuore che diventa Memoria.  Cosa può infatti  dare più  emozione e serenità all’anima del contemplare   le cime innevate d’Abruzzo con la Camosciara, le pietre rosa del Subasio, le Dolomiti con la Marmolada , il Velino (‘’…chè, dopo cena, guadagnavo in fretta / e furia quel poggiolo per mirare / di suprema bellezza il tuo rossore, /  i boschi in basso vinti già dal buio…’’) o del ricordare  le chiese  di Sant’Onofrio e Sant’Isidoro e  le vie dell’amatissima Roma (‘’Eccomi in Via Veneto, finalmente! / le Virtu’ del Bernini / in Sant’Isidoro trepide mi attendono…’’), o semplicemente un museo? (‘’Dall’Ermitage di San Pietroburgo /  fin qui viaggiato avete, / della  Bellezza simbolo immortale! / delizia agli occhi / calore all’anima / destate, o Grazie, attonito mirandovi…’’). Cosa più di un luogo intriso  dei teneri palpiti per l’amata?  (‘’ ...i nostri occhi posati sul sepolcro / del Tasso nell’interno della chiesa…’’)  La risposta è immediata.  Ovviamente nulla, anzi, questa bellezza può essere uno scudo, una difesa e soprattutto una risposta  alle brutture del mondo reale (e alla superficialità di quello  virtuale),  come  l’attualità con le sue ingiustizie, incongruenze e contraddizioni purtroppo ci ricorda (‘’Ribolle  ancora il mar Mediterraneo / ignorando la tempra dell’autunno…’’ oppure  ‘’Crollato il Ponte Morandi, di Genova / vanto.  Lo schianto al cuore di un paese / da troppo tempo preda dell’abisso’’ e ancora ‘’…chè di nuovo il diciassette / scorso fumo acre da Castel Fusano, / quello del Duemila pressappoco /……Straziata la pineta o maledetti / asfaltatela bene e buonanotte!’).

 I versi di questa raccolta sono musicali e armonici,  siano essi  quartine, sonetti, endecasillabi o versi sciolti,  frutto di un costante e consolidato modus operandi dell’Autore, legato, pur nella sua originalità, alla vena più classica della nostra poesia. Mariotti punta sempre con il suo labor limae,  all’essenzialità, alla  coerenza e alla chiarezza di forma e contenuto,  oggi più che mai  necessari in quanto l’Autunno, in tutte le sue modalità,  va inteso qui certamente  come stagione e come età della vita, ma anche come colore di un momento storico contingente e proprio per questa sua duplicita’ richiede  estrema chiarezza, diventando il tempo della riflessione, del cambiamento, di un primo sfumato  bilancio da un lato, ma anche,  dall’altro, il momento della libertà di potersi esprimere, di poter esternare senza finzioni o dubbi il proprio sentire, sicuramente con pudore e misura, ma anche con grande rigore, lucidità e fermezza, così come nella poesia finale ‘’ Sonetto ottobrino’’ che si apre ad un profondo sentimento di dolcezza declinato al futuro laddove  scrivendo  all’amata, l’Autore dice  ‘’…con te burlarsi dei fantasmi miei / mi fa sentire lieve e incline al riso /e a forza d’aver caro il tuo bel viso, / saprò accettare il tempo dei tuoi nei…’’ e conclude ‘’…Ma dolce è questo palpito autunnale!’’. L’importante  è, come afferma nella bella introduzione alla silloge  Vanalesti, ‘’ritrovarsi nel mondo, capire il proprio ruolo’’, ora più che mai, superando le banalità del nostro tempo. Se dunque da un lato Mariotti  sente quasi con prepotenza la necessità di appartarsi, fuggire un mondo sempre più ostile, per rifugiarsi  fra le ‘’cose’’ buone e certe, quali l’arte, lo studio e i libri, cose che in realtà non chiudono ma al contrario predispongono e aprono  l’anima  alla comprensione, dall’altro, proprio per questo, guarda  a nuove stagioni della vita,  temprate dall’attuale esperienza, in un autunno  che sa di primavera.

Tiziana Marini

 


GIANICOLO


Dalla  chiesa di Sant'Onofrio lungi

il Velino sembrava un drago candido

adagiato nell'ozio... quella luce

inattesa e irreale di domenica

scorsa a blandire Roma ridestata!


i nostri occhi posati sul sepolcro

del Tasso nell'interno della chiesa:

l'umile marmo che solo parlo' 

al cuore di Leopardi raggelato.

Poi di nuovo all'aperto tu ed io, intrisi

di quella luce adamantina e scevri

di colpe, in festa, a galleggiare uniti.



LA TEMPRA DELL'AUTUNNO


Tripudio di colori offrite in dono

o cittadini alberi, voi funesti

l'ottobre scorso agli uomini e alle cose;

mentre i vostri fratelli risonanti

venivano mozzati dal ciclone

nelle foreste delle Dolomiti.

Ribolle ancora il mar Mediterraneo

ignorando la tempra dell'autunno;

e venti e trombe e grandine e alluvioni

sul Belpaese piombano furenti,

come un amore sfigurato e cieco

capace infine di schiacciare il guscio

degli attimi trascosi in armonia.

Gli strali dell'amore sono spasmi

di viscere feconde di responsi,

in me tranquillo e finalmente intero.


(Andrea Mariotti - da ''La tempra dell'autunno'' (Bertoni, 2020)



Andrea Mariotti, poeta e saggista, e' nato e vive a Roma, dove  ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso l'Università la Sapienza con una tesi sullo Zibaldone. La sua prima raccolta di poesie e' ''Lungo il crinale'' (Bastogi Editrice Italiana, 1998), seguita da  ''Spento di sirena l'urlo'' (Ibiskos Editrice Risolo, 2007), Scolpire questa pace (Edizioni Tracce, 2013),  e ''La tempra dell'autunno ( Bertoni Editore, 2020) Le sue poesie, presenti in numerose riviste di letteratura, hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti. Ha inoltre  collaborato con la rivista letteraria ''I fiori del male''.