‘’La tempra dell’autunno’’ (Bertoni, 2020) di Andrea Mariotti. Una nota di Tiziana Marini
‘’La tempra dell’autunno’’ (Bertoni, 2020) è la nuova raccolta di poesie di Andrea Mariotti, una raccolta nella quale l’autore riversa con slancio ed elegante misura l’uomo e il poeta che con precisione vengono qui a coincidere. Bello il titolo che trova in una stagione considerata ‘’a scalare’’ in forza, bellezza e vitalità, una ‘’tempra’’, ossia un carattere robusto e forgiato, sorprendentemente intenso, creativo e propositivo, che è ben lontano dagli stereotipi. Per chi ha letto ‘’Scolpire questa pace’’ (Tracce, 2013), la raccolta precedente dell’Autore, questo testo ne apparirà come l’evoluzione naturale, in quanto ne riprende i temi principali, sebbene alla luce di nuovi stati d’animo, ma anche come un testo del tutto autonomo, considerando la distanza temporale fra le due scritture. In ogni caso sia per i vecchi che per i nuovi lettori, il libro costituirà un itinerario da percorrere, in cui i luoghi cari all’Autore diventeranno pian piano i ‘’luoghi’’ di tutti. La silloge si divide in quattro sezioni / stati d’animo, più una poesia finale che, a mio parere, per la sua compiutezza e per il significato di approdo e pacificazione che la connotano, rappresenta a tutti gli effetti quasi una sezione a sé stante e comunque un ‘’punto in fieri’’, momento di arrivo e di partenza verso nuovi percorsi. Le sezioni sono: Poesie ritrovate, Sciolti, Apollo e Dioniso, Intrecci e, dunque, per i motivi esposti, Finale , costituita dalla poesia ‘’Sonetto ottobrino’’. Tutte le sezioni sono unite coerentemente e organicamente dai motivi cari al poeta, quali la natura, l’arte, la musica, i sentimenti, il viaggio inteso come costante escursione, scoperta faticosa e ricerca continua della bellezza e dell’armonia, fuori e dentro di noi, modulate e filtrate dal suo sguardo acuto e circolare sull’attualità, con quel l’ attitudine al lavoro da artigiano che lo contraddistingue, sia esso scultore, come nell’opera precedente, o fabbro che tempra il metallo come ci suggerisce il titolo della raccolta attuale. Mariotti è dunque un artigiano che continuamente forgia, scolpisce e tempra con gli strumenti dell’ ironia, ma più spesso con l’amarezza e la malinconia che nascono dall’osservazione, la sua visione del mondo, un mondo che mette a dura prova ogni certezza. Eppure la fiducia di Mariotti nella Natura è completa ( ‘’La montagna / riconosce chi sale fiducioso / e paziente / accogliendolo materna’’) anche quando il Vento, potente metafora e protagonista in qualche misura della raccolta, scompiglia gli equilibri (‘’…i venti tiepidi / di cresta lo scacciano, / il tossico del sangue…’’), così come è totale la fiducia nell’Arte, nella Bellezza, nella Musica di cui il poeta è appassionato fruitore, e nella Letteratura ‘’che riscalda…’’ tanto da considerarle rifugi salvifici da una realtà che lo è sempre meno. (‘’io crescevo sotto l’ala / della Letteratura che riscalda / quest’oggi un uomo in sentore d’autunno. / Vivere voglio nel silenzio d’oro / dei libri vuoto il mondo d’ogni senso’’). Ma in questa raccolta nessun luogo e' accennato in modo approssimativo, ognuno di essi ha il suo nome ed e’ protagonista in una toponomastica del cuore che diventa Memoria. Cosa può infatti dare più emozione e serenità all’anima del contemplare le cime innevate d’Abruzzo con la Camosciara, le pietre rosa del Subasio, le Dolomiti con la Marmolada , il Velino (‘’…chè, dopo cena, guadagnavo in fretta / e furia quel poggiolo per mirare / di suprema bellezza il tuo rossore, / i boschi in basso vinti già dal buio…’’) o del ricordare le chiese di Sant’Onofrio e Sant’Isidoro e le vie dell’amatissima Roma (‘’Eccomi in Via Veneto, finalmente! / le Virtu’ del Bernini / in Sant’Isidoro trepide mi attendono…’’), o semplicemente un museo? (‘’Dall’Ermitage di San Pietroburgo / fin qui viaggiato avete, / della Bellezza simbolo immortale! / delizia agli occhi / calore all’anima / destate, o Grazie, attonito mirandovi…’’). Cosa più di un luogo intriso dei teneri palpiti per l’amata? (‘’ ...i nostri occhi posati sul sepolcro / del Tasso nell’interno della chiesa…’’) La risposta è immediata. Ovviamente nulla, anzi, questa bellezza può essere uno scudo, una difesa e soprattutto una risposta alle brutture del mondo reale (e alla superficialità di quello virtuale), come l’attualità con le sue ingiustizie, incongruenze e contraddizioni purtroppo ci ricorda (‘’Ribolle ancora il mar Mediterraneo / ignorando la tempra dell’autunno…’’ oppure ‘’Crollato il Ponte Morandi, di Genova / vanto. Lo schianto al cuore di un paese / da troppo tempo preda dell’abisso’’ e ancora ‘’…chè di nuovo il diciassette / scorso fumo acre da Castel Fusano, / quello del Duemila pressappoco /……Straziata la pineta o maledetti / asfaltatela bene e buonanotte!’).
I versi di questa raccolta sono musicali e armonici, siano essi quartine, sonetti, endecasillabi o versi sciolti, frutto di un costante e consolidato modus operandi dell’Autore, legato, pur nella sua originalità, alla vena più classica della nostra poesia. Mariotti punta sempre con il suo labor limae, all’essenzialità, alla coerenza e alla chiarezza di forma e contenuto, oggi più che mai necessari in quanto l’Autunno, in tutte le sue modalità, va inteso qui certamente come stagione e come età della vita, ma anche come colore di un momento storico contingente e proprio per questa sua duplicita’ richiede estrema chiarezza, diventando il tempo della riflessione, del cambiamento, di un primo sfumato bilancio da un lato, ma anche, dall’altro, il momento della libertà di potersi esprimere, di poter esternare senza finzioni o dubbi il proprio sentire, sicuramente con pudore e misura, ma anche con grande rigore, lucidità e fermezza, così come nella poesia finale ‘’ Sonetto ottobrino’’ che si apre ad un profondo sentimento di dolcezza declinato al futuro laddove scrivendo all’amata, l’Autore dice ‘’…con te burlarsi dei fantasmi miei / mi fa sentire lieve e incline al riso /e a forza d’aver caro il tuo bel viso, / saprò accettare il tempo dei tuoi nei…’’ e conclude ‘’…Ma dolce è questo palpito autunnale!’’. L’importante è, come afferma nella bella introduzione alla silloge Vanalesti, ‘’ritrovarsi nel mondo, capire il proprio ruolo’’, ora più che mai, superando le banalità del nostro tempo. Se dunque da un lato Mariotti sente quasi con prepotenza la necessità di appartarsi, fuggire un mondo sempre più ostile, per rifugiarsi fra le ‘’cose’’ buone e certe, quali l’arte, lo studio e i libri, cose che in realtà non chiudono ma al contrario predispongono e aprono l’anima alla comprensione, dall’altro, proprio per questo, guarda a nuove stagioni della vita, temprate dall’attuale esperienza, in un autunno che sa di primavera.
Tiziana Marini
il Velino sembrava un drago candido
Ottima recensione che coglie in profondità il senso e lo spirito della poesia di Mariotti, ripercorrendone l'itinerario di musicale equilibrio attraversato dal poeta.
RispondiEliminaRingrazio del positivo riscontro, sottolineando ancora il grande valore di questa silloge sia per le poesie che per la prefazione.
EliminaRingrazio a mia volta la poetessa Tiziana Marini per il suo prezioso contributo alla lettura della mia raccolta
RispondiEliminaAndrea Mariotti
Sicuramente un meritato contributo, visto il valore della raccolta. Grazie al poeta Andrea Mariotti
Elimina