sabato 21 gennaio 2017

Nota di lettura di Tiziana Marini a ''Percorsi di vetro'' di Stefania Di Lino (deComporre Ed. -2012)


Vetro. Vetro come fragilita’. Vetro come trasparenza. E vetro tagliente, scheggia che ferisce, dal graffio allo squarcio. Questo e’ il vetro del titolo  della bella raccolta di poesie’’Percorsi di vetro’’ (deComporre Ed. - 2012) di Stefania Di Lino. E’ il vetro di cui e’ fatto il mondo fuori e dentro di noi e che richiede cautela, attenzione per essere superato senza ferirsi troppo, con lo slancio di passi coraggiosi. E’  il vetro sul quale la Di Lino cammina. ‘’Percorsi di vetro’’e’ una raccolta che, come ci suggerisce   il titolo, coglie il ‘’movimento’’ immanente, il cammino, la dinamicita’ intrinseca nei sentimenti e nel quotidiano. Dice la Di Lino: ‘’oh! me! / Guardiana delle andate. / guardiana dei ritorni. / oh!  me guardiana del divenire.’’ E ancora: ‘’partire mi e’ scomodo, si / ma anche il restare’’. Partenze, ritorni e in mezzo lo zigzag della vita, in solitudine, senza mai  scegliere il percorso meno accidentato. Scrive la nostra Autrice: ‘’…percorsi contorti /…verso indirizzi sconosciuti. /
non chiedevo mai la strada / volevo perdermi. / gia’ sapevo infatti / che ero sola’’. E non  scegliere mai di non ritornare, anche se lo scopo del viaggio e’ quello di andare alla ricerca  delle proprie radici cosmiche: ‘’…un nome contiguo solo a me stessa / con radici nell’intero universo’’, oppure, piu’ concretamente, quello di allontanarsi dalla cattiveria del mondo, dal mondo malato e dall’ignoranza:  ‘’…perche’ io mi ritorno / io mi ritorno sempre’’. Tornare sempre perche’ alla fine, bisogna trovare un posto nel mondo, conservando le cose che  amiamo, siano esse gli affetti e le certezze consolidate, siano piu’ semplicemente i gabbiani e i platani che rendono unica, inconfondibile, irrinunciabile la nostra citta’ e la nostra vita. Cio’ che conta e’ conservare i punti di riferimento, i valori in tutta la loro scala cromatica! La poesia, forte di questi principi e timoniera di questo viaggio, si dona a tutti, assorbendo ed elaborando i  dolori ma anche le gioie, piccole o grandi che siano, la poesia che  e’anche   ‘’…chiave che apre / e le parole sono scale /che salgono / che scendono’’,  e malattia che guarisce… ‘’arrivera’ mi dico / arrivera’ la poesia / che devo ancora scrivere / e colpira’ / come morbo / capace di guarire’’, in una tensione temporale continua.

Poesia amara ma anche ironica in cui l’esperienza estetica svela sinesteticamente la realta’ onnicomprensiva, la necessita’ di comunicare e l’etica  della sincerita’, della chiarezza e della coerenza.  La vita e la poesia, sono viste l’una  attraverso l’altra, a volte come attraverso un vetro smerigliato che ne contorna solo sagome e colori, altre attraverso vetri limpidissimi che nulla nascondono e che senza filtro alcuno o diaframma trafiggono con precisione l’anima del singolo che diventa  anima mundi e la denudano. Tutto questo con una disposizione d’animo di grande umilta’, nel senso piu’ vero del termine,  che si riflette sullo stile, improntato all’essenzialita’, lapidario e senza retorica. Per Stefania la poesia e’ la necessita’ e il coraggio di  essere una voce personalissima e intensa fuori dal coro,  e  fuori dai sentimenti, per cosi’ dire,  istituzionalizzati. Sincera come poche altre, la sua voce ha note  di grande forza  espressiva ed immediatezza.

Si delinea cosi’, verso dopo verso e con grande  precisione, la specificita’ della poesia e dei poeti:   ‘’…i poeti / sputano parole / e le trasformano in pioggia. / i poeti / lavano il mondo’’. Essere poeta vuole anche dire collezionare dubbi… ‘’faccio raccolta / indifferenziata/ di ogni / ragionevole dubbio’’,… o scrivere in posizioni scomode…’’le donne scrivono/ in posizioni scomode / penna in mano / rovistando nel peso / di un fardello / spina nel fianco / tra i denti un coltello’’’ o ancora,  talvolta  voler/dover  credere alle bugie della vita… ‘’ogni tanto mi dico / dovro’ pur credere in qualche bugia / la tua la mia / o della stagione in corso / che finge di annunciare primavere’’. Tutto e’ compreso e si srotola  in un tempo lineare che spesso e’ rimpianto e altrettanto spesso’ e’ impreparazione al futuro…per un vivere troppo intensamente il presente… ‘’la primavera sta arrivando / ed io non sono pronta’’.Bello e’ il trovare in ogni dolore  una nota di positivita’: ‘’moriro’ / senza aver detto niente. / senza dire niente / / moriro’ / e non saro’ sorpresa / del rumore del silenzio’’ oppure.. ‘’solo quando andra’ via / tutta questa solitudine / solo quando andra’ via/ saro’ veramente sola’’. Senza amarezza, senza rassegnazione!

Poesia che rifiuta, poesia che denuncia, fatta di amore e principi etici irrinunciabili, declinata al presente, l’unico tempo che forse ci appartiene, spigolosa,  coraggiosa e sempre  smussata dal disincanto. Questa e’ dunque la poesia di Stefania Di Lino che  traccia il profilo del mondo di oggi con i suoi tic, le sue carenze, i suoi limiti. Diceva Pascal che il poeta e’ colui che esprime le parole che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detto. Ed e’ esattamente cosi’.

                                                                                                         

 

 

 

 

 

 

 

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