Vetro. Vetro
come fragilita’. Vetro come trasparenza. E vetro tagliente, scheggia che
ferisce, dal graffio allo squarcio. Questo e’ il vetro del titolo della bella raccolta di poesie’’Percorsi di
vetro’’ (deComporre Ed. - 2012) di Stefania Di Lino. E’ il vetro di cui e’
fatto il mondo fuori e dentro di noi e che richiede cautela, attenzione per
essere superato senza ferirsi troppo, con lo slancio di passi coraggiosi. E’ il vetro sul quale la Di Lino cammina. ‘’Percorsi
di vetro’’e’ una raccolta che, come ci suggerisce il titolo, coglie il ‘’movimento’’ immanente,
il cammino, la dinamicita’ intrinseca nei sentimenti e nel quotidiano. Dice la
Di Lino: ‘’oh! me! / Guardiana delle andate. / guardiana dei ritorni. /
oh! me guardiana del divenire.’’ E
ancora: ‘’partire mi e’ scomodo, si / ma anche il restare’’. Partenze, ritorni
e in mezzo lo zigzag della vita, in solitudine, senza mai scegliere il percorso meno accidentato. Scrive
la nostra Autrice: ‘’…percorsi contorti /…verso indirizzi sconosciuti. /
non chiedevo mai la strada / volevo perdermi. / gia’ sapevo infatti / che ero sola’’. E non scegliere mai di non ritornare, anche se lo scopo del viaggio e’ quello di andare alla ricerca delle proprie radici cosmiche: ‘’…un nome contiguo solo a me stessa / con radici nell’intero universo’’, oppure, piu’ concretamente, quello di allontanarsi dalla cattiveria del mondo, dal mondo malato e dall’ignoranza: ‘’…perche’ io mi ritorno / io mi ritorno sempre’’. Tornare sempre perche’ alla fine, bisogna trovare un posto nel mondo, conservando le cose che amiamo, siano esse gli affetti e le certezze consolidate, siano piu’ semplicemente i gabbiani e i platani che rendono unica, inconfondibile, irrinunciabile la nostra citta’ e la nostra vita. Cio’ che conta e’ conservare i punti di riferimento, i valori in tutta la loro scala cromatica! La poesia, forte di questi principi e timoniera di questo viaggio, si dona a tutti, assorbendo ed elaborando i dolori ma anche le gioie, piccole o grandi che siano, la poesia che e’anche ‘’…chiave che apre / e le parole sono scale /che salgono / che scendono’’, e malattia che guarisce… ‘’arrivera’ mi dico / arrivera’ la poesia / che devo ancora scrivere / e colpira’ / come morbo / capace di guarire’’, in una tensione temporale continua.
non chiedevo mai la strada / volevo perdermi. / gia’ sapevo infatti / che ero sola’’. E non scegliere mai di non ritornare, anche se lo scopo del viaggio e’ quello di andare alla ricerca delle proprie radici cosmiche: ‘’…un nome contiguo solo a me stessa / con radici nell’intero universo’’, oppure, piu’ concretamente, quello di allontanarsi dalla cattiveria del mondo, dal mondo malato e dall’ignoranza: ‘’…perche’ io mi ritorno / io mi ritorno sempre’’. Tornare sempre perche’ alla fine, bisogna trovare un posto nel mondo, conservando le cose che amiamo, siano esse gli affetti e le certezze consolidate, siano piu’ semplicemente i gabbiani e i platani che rendono unica, inconfondibile, irrinunciabile la nostra citta’ e la nostra vita. Cio’ che conta e’ conservare i punti di riferimento, i valori in tutta la loro scala cromatica! La poesia, forte di questi principi e timoniera di questo viaggio, si dona a tutti, assorbendo ed elaborando i dolori ma anche le gioie, piccole o grandi che siano, la poesia che e’anche ‘’…chiave che apre / e le parole sono scale /che salgono / che scendono’’, e malattia che guarisce… ‘’arrivera’ mi dico / arrivera’ la poesia / che devo ancora scrivere / e colpira’ / come morbo / capace di guarire’’, in una tensione temporale continua.
Poesia amara ma
anche ironica in cui l’esperienza estetica svela sinesteticamente la realta’
onnicomprensiva, la necessita’ di comunicare e l’etica della sincerita’, della chiarezza e della coerenza.
La vita e la poesia, sono viste l’una attraverso l’altra, a volte come attraverso un
vetro smerigliato che ne contorna solo sagome e colori, altre attraverso vetri
limpidissimi che nulla nascondono e che senza filtro alcuno o diaframma
trafiggono con precisione l’anima del singolo che diventa anima mundi e la denudano. Tutto questo con
una disposizione d’animo di grande umilta’, nel senso piu’ vero del termine, che si riflette sullo stile, improntato
all’essenzialita’, lapidario e senza retorica. Per Stefania la poesia e’ la
necessita’ e il coraggio di essere una
voce personalissima e intensa fuori dal coro, e fuori
dai sentimenti, per cosi’ dire, istituzionalizzati. Sincera come poche altre, la
sua voce ha note di grande forza espressiva ed immediatezza.
Si delinea
cosi’, verso dopo verso e con grande
precisione, la specificita’ della poesia e dei poeti: ‘’…i
poeti / sputano parole / e le trasformano in pioggia. / i poeti / lavano il mondo’’.
Essere poeta vuole anche dire collezionare dubbi… ‘’faccio raccolta /
indifferenziata/ di ogni / ragionevole dubbio’’,… o scrivere in posizioni
scomode…’’le donne scrivono/ in posizioni scomode / penna in mano / rovistando
nel peso / di un fardello / spina nel fianco / tra i denti un coltello’’’ o
ancora, talvolta voler/dover credere alle bugie della vita… ‘’ogni tanto mi
dico / dovro’ pur credere in qualche bugia / la tua la mia / o della stagione
in corso / che finge di annunciare primavere’’. Tutto e’ compreso e si
srotola in un tempo lineare che spesso
e’ rimpianto e altrettanto spesso’ e’ impreparazione al futuro…per un vivere
troppo intensamente il presente… ‘’la primavera sta arrivando / ed io non sono
pronta’’.Bello e’ il trovare in ogni dolore una nota di positivita’: ‘’moriro’ / senza
aver detto niente. / senza dire niente / / moriro’ / e non saro’ sorpresa / del
rumore del silenzio’’ oppure.. ‘’solo quando andra’ via / tutta questa
solitudine / solo quando andra’ via/ saro’ veramente sola’’. Senza amarezza,
senza rassegnazione!
Poesia che rifiuta, poesia che
denuncia, fatta di amore e principi etici irrinunciabili, declinata al
presente, l’unico tempo che forse ci appartiene, spigolosa, coraggiosa e sempre smussata dal disincanto. Questa e’ dunque la
poesia di Stefania Di Lino che traccia
il profilo del mondo di oggi con i suoi tic, le sue carenze, i suoi limiti. Diceva
Pascal che il poeta e’ colui che esprime le parole che tutti avevano sulle
labbra e che nessuno avrebbe detto. Ed e’ esattamente cosi’.
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