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non chiedevo mai la strada / volevo perdermi. / gia’ sapevo infatti / che ero sola’’. E non scegliere mai di non ritornare, anche se lo scopo del viaggio e’ quello di andare alla ricerca delle proprie radici cosmiche: ‘’…un nome contiguo solo a me stessa / con radici nell’intero universo’’, oppure, piu’ concretamente, quello di allontanarsi dalla cattiveria del mondo, dal mondo malato e dall’ignoranza: ‘’…perche’ io mi ritorno / io mi ritorno sempre’’. Tornare sempre perche’ alla fine, bisogna trovare un posto nel mondo, conservando le cose che amiamo, siano esse gli affetti e le certezze consolidate, siano piu’ semplicemente i gabbiani e i platani che rendono unica, inconfondibile, irrinunciabile la nostra citta’ e la nostra vita. Cio’ che conta e’ conservare i punti di riferimento, i valori in tutta la loro scala cromatica! La poesia, forte di questi principi e timoniera di questo viaggio, si dona a tutti, assorbendo ed elaborando i dolori ma anche le gioie, piccole o grandi che siano, la poesia che e’anche ‘’…chiave che apre / e le parole sono scale /che salgono / che scendono’’, e malattia che guarisce… ‘’arrivera’ mi dico / arrivera’ la poesia / che devo ancora scrivere / e colpira’ / come morbo / capace di guarire’’, in una tensione temporale continua.
Poesia amara ma
anche ironica in cui l’esperienza estetica svela sinesteticamente la realta’
onnicomprensiva, la necessita’ di comunicare e l’etica della sincerita’, della chiarezza e della coerenza.
La vita e la poesia, sono viste l’una attraverso l’altra, a volte come attraverso un
vetro smerigliato che ne contorna solo sagome e colori, altre attraverso vetri
limpidissimi che nulla nascondono e che senza filtro alcuno o diaframma
trafiggono con precisione l’anima del singolo che diventa anima mundi e la denudano. Tutto questo con
una disposizione d’animo di grande umilta’, nel senso piu’ vero del termine, che si riflette sullo stile, improntato
all’essenzialita’, lapidario e senza retorica. Per Stefania la poesia e’ la
necessita’ e il coraggio di essere una
voce personalissima e intensa fuori dal coro, e fuori
dai sentimenti, per cosi’ dire, istituzionalizzati. Sincera come poche altre, la
sua voce ha note di grande forza espressiva ed immediatezza.
Si delinea
cosi’, verso dopo verso e con grande
precisione, la specificita’ della poesia e dei poeti: ‘’…i
poeti / sputano parole / e le trasformano in pioggia. / i poeti / lavano il mondo’’.
Essere poeta vuole anche dire collezionare dubbi… ‘’faccio raccolta /
indifferenziata/ di ogni / ragionevole dubbio’’,… o scrivere in posizioni
scomode…’’le donne scrivono/ in posizioni scomode / penna in mano / rovistando
nel peso / di un fardello / spina nel fianco / tra i denti un coltello’’’ o
ancora, talvolta voler/dover credere alle bugie della vita… ‘’ogni tanto mi
dico / dovro’ pur credere in qualche bugia / la tua la mia / o della stagione
in corso / che finge di annunciare primavere’’. Tutto e’ compreso e si
srotola in un tempo lineare che spesso
e’ rimpianto e altrettanto spesso’ e’ impreparazione al futuro…per un vivere
troppo intensamente il presente… ‘’la primavera sta arrivando / ed io non sono
pronta’’.Bello e’ il trovare in ogni dolore una nota di positivita’: ‘’moriro’ / senza
aver detto niente. / senza dire niente / / moriro’ / e non saro’ sorpresa / del
rumore del silenzio’’ oppure.. ‘’solo quando andra’ via / tutta questa
solitudine / solo quando andra’ via/ saro’ veramente sola’’. Senza amarezza,
senza rassegnazione!
Poesia che rifiuta, poesia che
denuncia, fatta di amore e principi etici irrinunciabili, declinata al
presente, l’unico tempo che forse ci appartiene, spigolosa, coraggiosa e sempre smussata dal disincanto. Questa e’ dunque la
poesia di Stefania Di Lino che traccia
il profilo del mondo di oggi con i suoi tic, le sue carenze, i suoi limiti. Diceva
Pascal che il poeta e’ colui che esprime le parole che tutti avevano sulle
labbra e che nessuno avrebbe detto. Ed e’ esattamente cosi’.
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