Appunti di Arte, Poesia, Letteratura e Viaggi. Tutti i testi sono protetti dal diritto d'autore - Copyright 2024 © Tiziana Marini
giovedì 31 agosto 2017
martedì 29 agosto 2017
An easy drive from the city
Located at the heart of the Castelli Romani, the small town of Nemi is famous for its lake where two ships were recovered by the roman emperor Caligula and for its delicious wild strawberries.
giovedì 17 agosto 2017
“Passa il cuore sulla terra” di Tiziana Marini, letto da Marco Onofrio
https://ediletteraria.wordpress.com/2017/08/16/passa-il-cuore-sulla-terra-di-tiziana-marini-letto-da-marco-onofrio/
Con Passa il cuore sulla terra (Tracce Edizioni, 2014, pp. 120, Euro 11), secondo libro di Tiziana Marini, trova conferma uno dei talenti più sicuri e autentici della poesia italiana contemporanea. È una poesia nitida, precisa, concreta, asciutta, limpida di cristallo. Ha il dono di quella “semplicità” che non semplifica, ma chiarifica la complessità del mondo fino ad una essenza pregna di risonanze, dove emana la ricchezza traboccante degli enti molteplici e dei fenomeni infiniti, benché riconducibili a un unico principio universale. C’è, nella scrittura di Tiziana Marini, un chiarore opalescente di fuoco minerale – appunto si pensa al cristallo – che assomma le qualità dell’acqua e della terra per accordare esprit de finesse a esprit de geometrie, ovvero l’«aura immortale» e il «giro d’anima» al «ferro a vapore» e al «sapore di pane e noci». Padroneggia un cardine espressivo assai efficace, robusto e versatile al contempo, dove le energie che si condensano accendono a loro volta il fuoco interno che le irradia, come in un processo di autocombustione, per cui si oscilla continuamente tra una dimensione plastica di forme che posano e una musicale di forze che volano. È una poesia che misura il percorso dello sguardo dalle cose più normali a quelle invisibili, da cui ritorna per svelare l’invisibile e l’ignoto che nascondono le cose più normali.
Il mondo invisibile
nel mondo visibile,
di arcobaleni possibili,
di stelle nascoste.
nel mondo visibile,
di arcobaleni possibili,
di stelle nascoste.
“Lo scatto della lucertola”, di Tiziana Marini. Riflessioni di Stefania di Lino
http://poesiaurbana.altervista.org/lo-scatto-della-lucertola-tiziana-marini-riflessioni/
Non sempre il titolo di una raccolta poetica risulta così aderente e organico al tema conduttore in essa contenuto. Parafrasando la Dickinson, alla guisa del bandolo “d’argento e di perla”, il titolo scelto rammenda e lega i testi presenti: parlo de “Lo scatto della lucertola”di Tiziana Marini, raccolta edita da La Vita Felice, 2016, con la prefazione di Sabino Caronia. In questo frangente il titolo, tratto da una poesia inclusa nel libro che da il nome anche alla prima sezione, non solo è polisemicamente evocativo, tanto che la felice scelta meriterebbe un ragionamento a parte, ma aderisce perfetto al contenuto presentato e, abilmente, come un corrimano, lo supporta accompagnando il lettore. Il tema (im)portante è quello, di resistere ai colpi inferti dalla vita, con le oscillazioni che ne derivano tra il godimento (per fortuna) di fatti gioiosi, e la perdita, il dolore, il senso di colpa dovuto alla distrazione, alla fretta, o a una riflessione mancata, una parola omessa, per non aver saputo (voluto) sostare un po’ di più accanto a qualcuno/qualcosa, (se stessi?), che il quel momento, richiedeva la nostra presenza o la nostra attenzione. Azioni e parole mancate, riflessioni e sentimenti pervasi quindi da una consapevole nostalgia, da una elaborazione del lutto verso ciò che è stato e più non sarà, e anche verso ciò che non è stato e avrebbe potuto essere. Ma forse non è l’intera produzione artistica, nella sua autenticità, quando cioè libera da imposizioni di “mercato”, mossa da una elaborazione luttuosa contro la fine del tutto? Non è compito dell’arte, forse, lasciare un segno-testimone in un tempo che superi e vada oltre la nostra stessa esistenza?
http://poesiaurbana.altervista.org/lo-scatto-della-lucertola-tiziana-marini-riflessioni/
Non sempre il titolo di una raccolta poetica risulta così aderente e organico al tema conduttore in essa contenuto. Parafrasando la Dickinson, alla guisa del bandolo “d’argento e di perla”, il titolo scelto rammenda e lega i testi presenti: parlo de “Lo scatto della lucertola”di Tiziana Marini, raccolta edita da La Vita Felice, 2016, con la prefazione di Sabino Caronia. In questo frangente il titolo, tratto da una poesia inclusa nel libro che da il nome anche alla prima sezione, non solo è polisemicamente evocativo, tanto che la felice scelta meriterebbe un ragionamento a parte, ma aderisce perfetto al contenuto presentato e, abilmente, come un corrimano, lo supporta accompagnando il lettore. Il tema (im)portante è quello, di resistere ai colpi inferti dalla vita, con le oscillazioni che ne derivano tra il godimento (per fortuna) di fatti gioiosi, e la perdita, il dolore, il senso di colpa dovuto alla distrazione, alla fretta, o a una riflessione mancata, una parola omessa, per non aver saputo (voluto) sostare un po’ di più accanto a qualcuno/qualcosa, (se stessi?), che il quel momento, richiedeva la nostra presenza o la nostra attenzione. Azioni e parole mancate, riflessioni e sentimenti pervasi quindi da una consapevole nostalgia, da una elaborazione del lutto verso ciò che è stato e più non sarà, e anche verso ciò che non è stato e avrebbe potuto essere. Ma forse non è l’intera produzione artistica, nella sua autenticità, quando cioè libera da imposizioni di “mercato”, mossa da una elaborazione luttuosa contro la fine del tutto? Non è compito dell’arte, forse, lasciare un segno-testimone in un tempo che superi e vada oltre la nostra stessa esistenza?
Una poesia da "Lo scatto della Lucertola" di Tiziana Marini. Lettura di Andrea Mariotti
agosto 9th, 2017
http://www.andreamariotti.it/wordpress/
UN’ ORA PRIMA, UN’ORA PRIMA DI TUTTO
UN’ ORA PRIMA, UN’ORA PRIMA DI TUTTO
Sdraiavo le braccia sul telaio blu della casa,
una notte, un’ora prima, un’ora prima di tutto.
Allontanavo legami di freddo
dalla trama e dall’ordito della mia stoffa
ne ero capace al riparo della casa
uno stringimento acuto
una compiutezza tutta mia sentivo
una soddisfazione azzurra nell’aura incapsulata, chiusa.
Provavo, provavo a partorire
una stella che sopravvivesse all’alba
a un barlume, infine, disciolto nelle cose
nella penombra di chi ho amato e amo
nello spazio dietro alla finestra muta.
Cosa sarà adesso? Chi? E quanto? E come?
Muove un soffio la tenda e disvela
un odore di violette, polveroso
un capello che volteggia lento, ancora.
(poesia di Tiziana Marini, tratta dalla raccolta Lo scatto della lucertola, edizioni La Vita Felice, 2016, con prefazione di Sabino Caronia)
…ebbene sì, la poesia in oggetto ha parlato subito al mio animo allorché ho avuto modo di ascoltarla letta dall’autrice (domenica scorsa 6 agosto presso il Teatro di Marcello in occasione dell’omaggio alla memoria di Massimo Pacetti). Ritmo e intensità di essa mi sembrano fuori discussione, come pure la qualità delle giunture “legami di freddo” nei versi iniziali ma soprattutto la “soddisfazione azzurra nell’aura incapsulata, chiusa“. Verso di pienezza strutturale quest’ultimo, pronunziato dalla poetessa sotto le fascinose e potenti membrature del Teatro di Marcello e quindi amplificato dalla bellezza del luogo. Un verso, quello di cui sto parlando, che mi ha fatto ripensare a un bellissimo libro della storica Chiara Frugoni di qualche anno addietro dedicato a Chiara d’Assisi e dal titolo suggestivo ed emblematico: Una solitudine abitata. Ecco, la “soddisfazione azzurra nell’aura incapsulata, chiusa” di Tiziana Marini rappresenta in tutta evidenza la pienezza della solitudine raccomandata da Rilke al giovane poeta; solitudine da benedire, ciò di cui un poeta ha bisogno per scrivere e naturale approdo del suo far poesia: allo scopo di attingere la musica del silenzio, porto sepolto dal clangore dei tempi attuali ma pur sempre a disposizione di coloro che sono autenticamente in viaggio.
Andrea Mariotti
martedì 8 agosto 2017
Notti romane al Teatro di Marcello - Concerti del Tempietto
Il Festival Musicale delle Nazioni, presso il Parco Archeologico del Teatro di Marcello a Roma, domenica 6 Agosto 2017 ha ospitato un nuovo appuntamento con la Rassegna poetico - letteraria ''I libri magici del Tempietto'' a cura di Filippo Iannoni Sebastianini, Anita Tiziana Laura Napolitano e Carla De Angelis. La serata che ha visto la partecipazione di numerosi poeti, scrittori e musicisti e' stata dedicata al ricordo del poeta, scrittore ed amico Massimo Pacetti. Il concerto della pianista Cinzia Dato che ha eseguito al pianoforte brani di Beethoven e Liszt, ha concluso la serata.
lunedì 7 agosto 2017
Per la rassegna ''NOTTI ROMANE AL TEATRO DI MARCELLO'' e ''I Poeti nella Musica''
Concerti del Tempietto - Festival Musicale delle Nazioni Area Archeologica del Teatro di Marcello
Via del Teatro di Marcello, 44 – Roma
Domenica 20 Agosto 2017 ore 20.30
ore 19.45 – Visita guidata nei dintorni del Teatro di Marcello
(riservata ai possessori del biglietto del Concerto)
MOZART SCHUBERT
CHOPIN: TARANTELLA & BOLERO
Stefano Bigoni (pianoforte)
Musiche di W. A. Mozart (Fantasia in Do Minore KV 475, Sonata in Do Maggiore KV 330); F. Schubert (Sonata in Si Maggiore Op. 147 D 575); F. Chopin (Tarantella in La b Maggiore Op. 43, Bolero in La Minore Op. 19).
ore 19.30 - I LIBRI MAGICI DEL TEMPIETTO
Rassegna Poetico-letteraria a cura di Anita Tiziana Laura Napolitano e Carla de Angelis
alla presenza e in compagnia di Poeti, scrittori e musicisti.
Tiziana Marini: Lo scatto della Lucertola (La vita felice)
Con i Poeti: Evaristo Seghetta, Anna Siani, Mel Carrara, Lucianna Argentino,Giuseppina Palo, Valentina Ciurleo, Amedeo Morrone.
domenica 6 agosto 2017
Una poesia di Massimo Pacetti
Passioni spente
E' il tramonto
invecchiati ci voltiamo mesti
dietro stagioni appassite
e' il tramonto
e non sappiamo
quando finira' la notte
ne' se ci sara' un'alba
e' inutile chiedere ospitalita'
ascoltiamo il concerto
balliamo
sotto un cielo di grandi ideali
spenti testimoni
di una disperata fuga
fra ponti crollati
di passioni spente.
Massimo Pacetti - Chiaro inchiostro, Ed. EscaMontage 2015
E' il tramonto
invecchiati ci voltiamo mesti
dietro stagioni appassite
e' il tramonto
e non sappiamo
quando finira' la notte
ne' se ci sara' un'alba
e' inutile chiedere ospitalita'
ascoltiamo il concerto
balliamo
sotto un cielo di grandi ideali
spenti testimoni
di una disperata fuga
fra ponti crollati
di passioni spente.
Massimo Pacetti - Chiaro inchiostro, Ed. EscaMontage 2015
martedì 1 agosto 2017
''Uomo in mare'' di Emanuele Palamara con Marco D'Amore e Lavinia Guglielman vince il Nastro d'Argento Speciale 2017
Il corto Uomo in mare premiato ai Nastri D’Argento 2017
Uomo in mare è il cortometraggio vincitore del Premio Speciale “Corto d’Argento” ai Nastri D’Argento 2017 , e porta la firma del regista Emanuele Palamara, giovane artista napoletano, che ha scritto anche il soggetto e la sceneggiatura insieme a Pietro Albino Di Pasquale. Quattro sono i protagonisti principali tra cui spicca Marco d’Amore (Marco), Antonio Sepe (Matteo) Lavinia Guglielman (Alice - http://www.laviniaguglielman.com/chi-sono) e Fabio Balsamo (Marino). L’importante merito è stato assegnato “Per motivi estetico-drammaturgici e per la particolare attenzione all’attualità, soprattutto nel sociale”.
Palamara, era già stato precedentemente premiato per i primi due sue cortometraggi: “Papà” e “La Smorfia” (con Gianfelice Imparato) e con l’attuale Uomo in mare ha voluto raccontare una storia prendendo spunto dalla cronaca reale, puntando i riflettori su argomenti di estrema sensibilità. Il film è prodotto dalla Bro Company di Daniele Barbato il quale ha dedicato il riconoscimento al giornalista Gabriele Del Grande, tornato libero dopo giorni di tensione trascorsi in terra Turca.
La trama si articola tra la vita di Marco e quella di suo figlio Matteo.
Marco, in passato è stato testimone di giustizia, ed ora è penalizzato dalle ripercussioni di una sua decisione se pur lecita e giusta. Marco e la sua famiglia purtroppo conducono un’esistenza nascosta, subendo minacce ed intimidazioni, senza che ci sia protezione da parte dello Stato. Parallelamente all’angoscia di Marco, c’è anche la storia di suo figlio Matteo, un bimbo che avrebbe diritto ad una vita normale fatta di sogni e giochi. Matteo ha, infatti, un unico grande desiderio quello di salvare un soldatino che nella sua fervida fantasia sta annegando in un mare che altro non è che un lembo di stoffa azzurra. Per aiutare questo soldatino caduto nelle acque del mare, occorre un elicottero giocattolo che il piccolo chiede al suo papà, con la speranza di poter riuscire a salvare l’ “Uomo in mare”. Marco farà l’impossibile pur di accontentare Matteo, sfidando la moglie ma in primo luogo la sua coscienza.
L’attore protagonista Marco d’Amore non ha potuto presenziare all’assegnazione del Premio del Nastro d’Argento, tenutosi presso la Casa del Cinema a Roma, in quanto è impegnato per le riprese della terza stagione di “Gomorra – La serie” ma se pur lontano ha voluto esprimere la sua soddisfazione e condividere la sua gioia con il regista ed i colleghi: “Questo premio è un suggello al coraggio e alla determinazione. Coraggio di parlare di temi che riguardano la comunità ma sono taciuti, determinazione di portare avanti il progetto nonostante le difficoltà e la mancanza di aiuti. Ma forse non potrebbe essere che così quando si parla di vite spezzate, di umanità reiette: bisogna trovarsi a vivere una analoga solitudine. Grazie ad Emanuele Palamara, Pietro Albino Di Pasquale, Daniele Barbato e tutti quelli che hanno lavorato al film anche io ho avuto la possibilità di accogliere il grido disperato del protagonista di “Uomo in mare” e tuffarmi in acqua nello strenuo tentativo di salvarlo, come esige una antica legge del mare ahimè dimenticata in
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