‘’Taming time’’ di Monica Martinelli
(Gradiva Publications, 2025), trattenere il tempo con la forza della poesia.
(nota di lettura di Tiziana Marini)
‘’Taming time’’, ‘’Trattenere il
tempo’’, è la nuova pubblicazione di
poesie di Monica Martinelli, una plaquette
bilingue, italiano-inglese, (Gradiva Publications, 2025) nella quale l’Autrice
raccoglie testi editi e inediti.
Divisa in due sezioni, La necessità del ritardo e Madre, è dedicata all’amata madre
mancata in tempi recenti, esce a una decina di anni dalla precedente raccolta
‘’L’abitudine degli occhi’’ (Passigli, 2015). La prefazione, intensa e dettagliata, curata da Plinio Perilli e tradotta in lingua inglese da
Irene Sabetta, ci introduce sapientemente ai testi poetici a loro volta tradotti da
Kathrine Fidorra, Damiano Abeni, Moira Egan. Significative le considerazioni sul tempo, visto come
estasi, disperazione e vita, di Emily
Dickinson e Elly Michter, riportate in apertura.
Frutto maturo della poetica dell’Autrice,
la breve e intensa raccolta indaga e si confronta dunque con il Tempo, elemento perturbante, noto ed ignoto, nella
sua dimensione soggettiva, perseguendo comunque
sempre l’oggettività e l’universalità della visione, elemento che connota da sempre la vera poesia. Scrive
Martinelli a proposito del Tempo: ‘’…Allungalo
più che puoi, aiutati a comprenderlo/e a comprendere gli errori,/quelli che
andando avanti con l’età/non potrai più commettere,/così neanche sbagliare avrà
una correzione/e l’unica possibilità è trattenere…’’ .
In questa chiave si entra nel vivo
della lettura e si realizza che il titolo della raccolta si lega strettamente al titolo della prima sezione. Si
tratta di trattenere, ritardare, allungare il tempo il più possibile, vista l’impossibilità di fermarlo, e di abituarsi all’idea della transitorietà e
dell’impermanenza. Infatti basta un niente per perdere tutto. Perfino, per ironico
paradosso, il nostro passato e la nostra identità sono provvisori, se possono
essere cancellati per sempre dallo
smarrimento di una chiavetta portatile, custode di tutti i dati della nostra
vita, perché alla fine noi siamo nelle cose, ci lasciamo il segno, in una chiavetta così come un
chiodo lo lascia sulla parete. Scrive a
questo proposito Martinelli: ‘’Perdere
per poi ritrovare/è qualcosa che porta il corpo a tremare e a spostarsi./ La
paura fa miracoli quasi come la gioia’’. E ancora: ‘’ I buchi sui muri non si cancellano/rimangono impresse le forme dei
chiodi/…Memorie prendon vita se potessero/raccontare storie familiari…’’ L’unica
cosa davvero importante è perciò ‘’…stare
in piedi nel moto perpetuo del transito’’
da un lato abituandosi, ‘’abituarsi
all’addio…’’ dice Martinelli, e
dall’altro mettendo in campo atteggiamenti mentali che lo rallentino quali ad
esempio ’’il ritardo’’ che ne permette l’osservazione.
Dunque alla ‘’abitudine’’ tanto cara
all’Autrice, titolo e tema
della sua precedente raccolta, ‘’L’abitudine degli occhi’’ (Passigli,
2015) e topos della sua scrittura, intesa come ritualità salvifica e medicina
della quotidianità, si deve affiancare la ricerca di un equilibrio tra ciò che fugge
e ciò che resta attraverso lo sguardo giusto, quello del dubbio e della
riflessione. Ed è proprio il ritardo ad aggiungere extratempo al nostro tempo,
quello dell’attesa, aldilà dell’apparente fretta per recuperarlo.
Ma Martinelli non vuole solo allungare il
tempo, vuole anche e soprattutto
‘’custodirlo’’, ritrovarlo, avendone compresa la preziosità: custodirne amorevolmente ogni più piccolo frammento cosicchè, fissato nel ricordo, possa costruire poi un
ponte verso il futuro, in modo tale da
diventare vita intera, non sprecata. Certo
non è facile come dicono questi suoi versi: ‘’Tracce di ricordi nella memoria…/Ma sono labili e opachi,/non ne
distinguo i margini/e mi confondo nel passato,/ostacolo a diventare qualcosa
che si evolve,/qualcosa di bello e fragile che vola’’, eppure è un tentativo imprescindibile.
Un tempo assaporato lentamente, come un dolce boccone, con religiosa
nostalgia e malinconica consapevolezza, sottratto alla velocità, alla
dimenticanza, alla provvisorietà, un tempo condiviso del quale tuttavia si avverte
la mancanza: ‘’Questo mi è mancato/la
complicità di un volo/ d’uccelli sincronizzato…’’, per scoprire poi che
l’unico attimo in cui il tempo davvero si ferma, è quello della perdita di una
persona cara, quando diventa
spaziotempo, luce e buio, suono e silenzio, terra e cielo, passato e presente,
presenza e assenza al contempo.
Ecco dunque la seconda sezione del
libro con le poesie dedicate alla madre,
tra le più vibranti dell’intera raccolta: ‘’
Il giorno che ho perso te ho perso tutto/quel giorno, mi sono persa nel
dolore…La gioia non è gioia senza la tua luce’’ e ancora:’’…In quest’onda di luce veloce/s’intrecciano
spazio e tempo…’’. Ma
questo spaziotempo è anche quello creato dalla poesia , è lo spazio creato
dalla parola che tutto fissa e rende eterno, un luogo concreto e per certi
versi comune del sentire, dove la bellezza, sempre nascosta, e il dolore, al
contrario sempre evidente, trovano il loro spazio più giusto.
Poesia moderna, coerente e filosofica, razionale anche nelle
tempeste emotive, è dunque quella di
Martinelli che qui rivolge a se stessa e a tutti noi, un saggio e concreto invito e lo fa con la sua personale e
originalissima cifra poetica perchè come dice Perilli’’…Raramente nella poesia
contemporanea si allineano e convergono così a puntino dolcezza e fermezza,
raziocinio e afflato…’’. La sua poesia ci
offre, in sintesi, oltre alla bellezza
dei versi, anche vere e proprie soluzioni, ''tecniche di sopravvivenza’’ per arginare in qualche
modo la sofferenza che la vita porta con sé inevitabilmente, nel tentativo di ridurne, per quanto
possibile, l’impatto sulla quotidianità e sulla qualità della nostra vita. Per
concludere, la poesia di Martinelli è lo spaziotempo a cui approdare, mentre il ritardo
così come l’abitudine sono escamotages per uscire quasi indenni dall’esperienza del vivere. Con
uno stile efficace, semplice nell'accezione più bella della parola, diretto e versi lapidari, dunque, ci suggerisce soluzioni possibili e strabilianti
di cui fare tesoro per trasformare, centellinandolo, il nemico tempo in tempo amico, prezioso e produttivo al fine di arginare e
lenire il dolore.
Tiziana Marini
Monica Martinelli, poetessa e
scrittrice, è nata e lavora a Roma dove ha conseguito la laurea in Lettere. E’
autrice di quattro sillogi poetiche con le prestigiose prefazioni di Walter Mauro, Plinio Perilli e
Davide Rondoni. Redattrice presso varie riviste letterarie, i suoi testi, tradotti in inglese, francese e
serbo, sono presenti in vari siti, blog,
antologie e riviste di letteratura.