giovedì 31 luglio 2025

''Taming time'' di Monica Martinelli (Gradiva Publications, 2025)

 

‘’Taming time’’ di Monica Martinelli (Gradiva Publications, 2025), trattenere il tempo con la forza della poesia.

(nota di lettura di Tiziana Marini)

 

 


 

‘’Taming time’’, ‘’Trattenere il tempo’’, è  la nuova pubblicazione di poesie di Monica Martinelli, una  plaquette bilingue, italiano-inglese, (Gradiva Publications, 2025) nella quale l’Autrice raccoglie testi editi e inediti.

Divisa in due sezioni, La necessità del ritardo e Madre, è dedicata all’amata madre mancata in tempi recenti, esce a una decina di anni dalla precedente raccolta ‘’L’abitudine degli occhi’’ (Passigli, 2015).  La prefazione, intensa e dettagliata, curata  da   Plinio Perilli e tradotta in lingua inglese da Irene Sabetta, ci introduce sapientemente  ai testi poetici  a loro volta tradotti   da Kathrine Fidorra, Damiano Abeni, Moira Egan. Significative  le considerazioni sul tempo, visto come estasi, disperazione e vita,  di Emily Dickinson e Elly Michter, riportate in apertura.

Frutto maturo della poetica dell’Autrice, la breve e intensa raccolta indaga e si confronta dunque con il Tempo,  elemento perturbante, noto ed ignoto, nella sua dimensione soggettiva, perseguendo comunque  sempre l’oggettività e l’universalità della visione, elemento   che connota da sempre la vera poesia. Scrive Martinelli a proposito del Tempo: ‘’…Allungalo più che puoi, aiutati a comprenderlo/e a comprendere gli errori,/quelli che andando avanti con l’età/non potrai più commettere,/così neanche sbagliare avrà una correzione/e l’unica possibilità è trattenere…’’ .

 

In questa chiave si entra nel vivo della lettura e  si realizza  che il titolo della raccolta si lega  strettamente al titolo della prima sezione. Si tratta di trattenere, ritardare, allungare il tempo il più possibile,  vista l’impossibilità di fermarlo,  e di abituarsi all’idea della transitorietà e dell’impermanenza. Infatti basta un niente  per perdere tutto. Perfino, per ironico paradosso, il nostro passato e la nostra identità sono provvisori, se possono essere  cancellati per sempre dallo smarrimento di una chiavetta portatile, custode di tutti i dati della nostra vita, perché alla fine noi siamo nelle cose, ci  lasciamo il segno, in una chiavetta così come un chiodo lo lascia  sulla parete. Scrive a questo proposito Martinelli: ‘’Perdere per poi ritrovare/è qualcosa che porta il corpo a tremare e a spostarsi./ La paura fa miracoli quasi come la gioia’’. E ancora: ‘’ I buchi sui muri non si cancellano/rimangono impresse le forme dei chiodi/…Memorie prendon vita se potessero/raccontare storie familiari…’’ L’unica cosa davvero importante è perciò ‘’…stare in piedi nel moto perpetuo del transito’’ da un lato abituandosi,  ’abituarsi all’addio…’’ dice Martinelli,   e dall’altro mettendo in campo atteggiamenti mentali che lo rallentino quali ad esempio ’’il ritardo’’ che ne permette l’osservazione.

Dunque alla ‘’abitudine’’ tanto cara all’Autrice,   titolo e  tema  della sua precedente raccolta, ‘’L’abitudine degli occhi’’ (Passigli, 2015) e topos della sua scrittura, intesa come ritualità salvifica e medicina della quotidianità, si deve affiancare  la ricerca di un equilibrio tra ciò che fugge e ciò che resta attraverso lo sguardo giusto, quello del dubbio e della riflessione. Ed è proprio il ritardo ad aggiungere extratempo al nostro tempo, quello dell’attesa, aldilà dell’apparente fretta per recuperarlo.

 Ma Martinelli non vuole solo allungare il tempo, vuole anche e soprattutto   ‘’custodirlo’’, ritrovarlo,  avendone  compresa la preziosità:  custodirne amorevolmente  ogni  più piccolo frammento cosicchè,  fissato nel ricordo, possa costruire poi un ponte verso il futuro,    in modo tale da diventare  vita intera, non sprecata. Certo non è facile come dicono questi suoi versi: ‘’Tracce di ricordi nella memoria…/Ma sono labili e opachi,/non ne distinguo i margini/e mi confondo nel passato,/ostacolo a diventare qualcosa che si evolve,/qualcosa di bello e fragile che vola’’, eppure è  un tentativo imprescindibile.

Un tempo assaporato lentamente,  come un dolce boccone, con religiosa nostalgia e malinconica consapevolezza, sottratto alla velocità, alla dimenticanza, alla provvisorietà, un tempo condiviso del quale tuttavia si avverte la mancanza: ‘’Questo mi è mancato/la complicità di un volo/ d’uccelli sincronizzato…’’, per scoprire poi    che l’unico attimo in cui il tempo davvero si ferma, è quello della perdita di una persona cara, quando  diventa spaziotempo, luce e buio, suono e silenzio, terra e cielo, passato e presente, presenza e assenza al contempo.

Ecco dunque la seconda sezione del libro  con le poesie dedicate alla madre, tra le più vibranti dell’intera raccolta: ‘’ Il giorno che ho perso te ho perso tutto/quel giorno, mi sono persa nel dolore…La gioia non è gioia senza la tua luce’’ e ancora:’’…In quest’onda di luce veloce/s’intrecciano spazio e tempo…’’.  Ma  questo spaziotempo è anche quello creato dalla poesia , è lo spazio creato dalla parola che tutto fissa e rende eterno, un luogo concreto e per certi versi comune del sentire, dove la bellezza, sempre nascosta, e il dolore, al contrario sempre evidente, trovano il loro spazio più giusto.

Poesia moderna,  coerente e filosofica, razionale anche nelle tempeste emotive,  è dunque quella di Martinelli che qui rivolge a se stessa e a tutti noi,  un saggio e concreto  invito e lo fa con la sua personale e originalissima cifra poetica perchè come dice Perilli’’…Raramente nella poesia contemporanea si allineano e convergono così a puntino dolcezza e fermezza, raziocinio  e afflato…’’. La sua poesia ci offre, in sintesi,  oltre alla bellezza dei versi, anche  vere e proprie  soluzioni, ''tecniche di sopravvivenza’’ per arginare in qualche modo la sofferenza che la vita porta con sé inevitabilmente,  nel tentativo di ridurne, per quanto possibile, l’impatto sulla quotidianità e sulla qualità della nostra vita. Per concludere,  la poesia di Martinelli  è lo spaziotempo a cui approdare, mentre il ritardo così come l’abitudine  sono escamotages per uscire  quasi indenni dall’esperienza del vivere. Con uno stile efficace, semplice nell'accezione più bella della parola, diretto e versi lapidari, dunque,  ci suggerisce soluzioni possibili e strabilianti di cui fare tesoro per trasformare, centellinandolo,  il nemico tempo in tempo amico,  prezioso e produttivo al fine di arginare e lenire il dolore.

Tiziana Marini

 



Monica Martinelli, poetessa e scrittrice, è nata e lavora a Roma dove ha conseguito la laurea in Lettere. E’ autrice di quattro sillogi poetiche con le prestigiose  prefazioni di Walter Mauro, Plinio Perilli e Davide Rondoni. Redattrice presso varie riviste letterarie,  i suoi testi, tradotti in inglese, francese e serbo,  sono presenti in vari siti, blog, antologie e riviste di letteratura.

 

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