giovedì 27 giugno 2019

Oggi ... un mio testo...






I tuoi nuovi colori


Rispetto il tuo nuovo tempo, la stanchezza
che ti veste
le foglie cresciute sui capelli nella tua dimensione
aerea, svettante

rispetto i tuoi nuovi colori mentre il tempo
ti doma  e la pazienza
bianca, pura, ti persuade ad aspettare.
(hai detto, convinto ‘’Aspetto’’).

Ti ho visto cosi’ seduto, rimpicciolirti
nella lentezza del tramonto
e mi  hai  inondato di lontananza.

Penso che qualcosa di eterno si compia
ad ogni tuo gesto
la fiducia di un seme spaccato sul germoglio
come un taglio nel cielo.

Tiziana Marini ©2019




Your new colors


I respect your new time, the fatigue
that dresses you
the leaves grown on your hair in your aerial
soaring dimension

I respect your new colors while time 
tames you and white, pure patience
persuades you to wait.
(you said with  conviction ''i'm waiting'').

I saw you like this, sitting, getting smaller
in the slowness of the dusk
and you flooded me with distance.

I think that something eternal is fulfilled
in every your act
the trust of a broke seed on the bud
like a cut in the sky.


(Traslated by  Tiziana Marini)

venerdì 7 giugno 2019

A proposito de ''La farfalla di Rembrandt''




CHIUDO GLI OCCHI AGLI OCCHI
‘’Ai rami che accarezzano/ i prati /ai fiori che crescono / in fretta la notte / all’odore d’estate / in inverno /al muro trasparente /che separa le anime /oltre il quale vivono / i gesti /e alla luce di un lampo / sento di appartenere / pure sono ospite ovunque /di questa vita e quell’altra /e non c’è posto che mi somigli. /Chiudo gli occhi agli occhi /a un volto di nuvola /che passa /alla mia traiettoria di nave/o di stella’’.
(poesia di Tiziana Marini dalla raccolta La Farfalla di Rembrandt, cura di Plinio Perilli, Edizioni Ensemble 2019)
…questi versi di Tiziana Marini in tutta evidenza non si prestano a una lettura fuorviante. Sono versi delicati, ma in fondo fermi. Di valenza paradigmatica all’interno della sua ultima silloge, essi ci raccontano in effetti più di qualcosa sulla poetessa, sul suo stare al mondo con gli oggetti “doppi”, riferendoci qui al celebre passo dello Zibaldone di Giacomo Leopardi (4418; 30/11/1828) laddove il Recanatese riflette su quanto accade “all’uomo sensibile e immaginoso”. “Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d’una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono”. Ebbene la Marini, rispetto a “questa vita e quell’altra” - bellissimo nella sua ispirata semplicità il settenario pavimentale “sento di appartenere” – riconosce la sua condizione di apolide, l’impossibilità di immedesimarsi sia con il regno empirico sia con quello dell’invisibile; (e qui si può cogliere naturalmente il periglio ineludibile di un viaggio nelle plaghe dell’interiorita’, ossia l’ubi consistam della silloge in oggetto). “Chiudo gli occhi agli occhi”, continua la poetessa: si tratta di stanchezza?  di una sosta provvidenziale prima di ripartire? chiusi gli occhi carnali a quelli della mente, alla nuvola antropomorfica di passaggio, ad una “traiettoria di nave/ o di stella” si continuerà comunque a viaggiare, giacché “al sussurro” Tiziana Marini preferisce “il rumore regolare di chi impara”, così come in effetti riconoscerà con umiltà direi sapienziale in una poesia quasi in conclusione della raccolta. Una raccolta da leggere con partecipazione paziente, anche per godere della sua versificazione libera ma non arbitraria, aderente alla delicata fermezza di una sensibilità in cammino.
 E ancora Andrea Mariotti a proposito de  ‘’La farfalla di Rembrandt’’ scrive:
‘’Questa tua ultima raccolta, cara Tiziana, così come giustamente osserva Plinio Perilli in prefazione, suggerisce al lettore assiduo dei tuoi versi il senso di un cosciente, coerente e ulteriore tuo avvicinamento alla vita interiore senza il cui nutrimento, ovviamente e soprattutto per te, non si dà poesia. Non altrimenti ci si potrebbe spiegare l’incessante colloquio con le ombre, costitutivo della silloge. Paradigmatica al riguardo una lirica quale “Aria che muove l’aria”, con quel bellissimo attacco “Non chiudo la finestra di notte/ non ancora” così perentorio e carico di valenze metaforiche, a dar credito all’invisibile; per sensificare poi in seconda strofe il soffio di quella “invocazione/ che l’orizzonte attraversa”.