Tiziana Marini
letta da Gabriella Maggio
Leggendo “L’inclinazione di una foglia alla luce”,
silloge poetica di Tiziana Marini (ed.
Alter Anima mundi) mi ritorna in mente un verso dell’ultimo Saba “Uomo…sei troppo e troppo poco” perché nelle poesie di Tiziana è evidente sia l’ansia di stringere
tutto a sé sia la consapevolezza
che non si può.Tuttavia, diversamente
da Saba che considera la condizione umana una sventura,
Tiziana crede che il tutto, la compiutezza cui lei aspira, si possa ritrovare nel tocco umano del vento/ nel suono di
mezza foglia che cade. Non nell’intero, ma nel frammento. Il titolo della
silloge fa da soglia nel suo riferimento
ad un particolare raggio di luce che illumina una foglia e le dà la vita.
Consapevole che il mondo contemporaneo è caratterizzato dalla dispersione e
dallo smarrimento del senso, ma soprattutto dall’incrinarsi della sua compattezza, Tiziana da autentica poetessa si concentra su oggetti
spesso naturali e li riscatta
rilevandone una potenzialità semantica che scardina l’ovvio, il sempre uguale, l’omologazione. Rintraccia
ed esprime quello che nella percezione della propria esperienza non è visibile.
E la sua parola assume la stessa “ tessitura” del tempo e diventa folgorazione
lirica essenziale, varco necessario alla comprensione del mondo.
La poetessa abbraccia
tutto della vita, il ricordo di chi non
c’è più, il dolore e la sofferenza, ma anchela bellezza
e l’amore contro cui nulla può la
sorte/ di questo mondo storto e casuale. Con animus lirico incide immagini diamantine che intrecciano passato e presente, luce e
ombra, gioia e dolore. L’eco luminosa dei versi non arriva soltanto agli occhi, ma è rivelatrice della vita, di emozioni e sentimenti nei quali il lettore può rispecchiarsi e dire : anch’io. Si
potrebbe a proposito citare Vivian Lamarque: mentre lei scrive una lama entra / di sole e tutto intorno cambia… Le
parole di Tiziana emergenti dalle “occasioni “della vita generano una poesia che riconosce sempre le sue origini
nell’esperienza di vita, nello spazio intermedio tra dimensioni diverse, in
cui le strutture formali sono anche progetti d’azione, di salvaguardia di un vissuto, che talvolta ci coglie “impreparati, senza pullover né sciarpe’’come
dice G. Ritsos in “Debito autunnale”.
Eppure La penna –aratro/ aggiustando le
cose/ in un epilogo misterioso/di uguaglianza genera l’effetto di
comprensione del mondo, insieme alla consapevolezza che nulla nel mondo è necessario. L’amore,
l’avere cura di sé e degli altri offrono alla poetessa la via del riscatto
dall’insignificanza e dell’accettazione
dello scorrere del tempo e il succedersi
di eventi alterni. Il linguaggio
poetico di Tiziana Marini è essenziale e
peculiare, mescola parole del quotidiano : zip, bottoni, maglioni e parole del
repertorio classico Merope, Pleiadi, Vestali, Tetide. Ai poeti che l’hanno
ispirata e che rappresentano il suo fertile legame con la tradizione, spesso
allude, ma a Ghiannis Ritsos si rivolge direttamente con un’affinità senza veli:
Tra poeti si ritorna a sé , dall’altro.