domenica 1 luglio 2018

''Il prato dove gira la tempesta'' nella lettura di Andrea Mariotti


Il prato dove gira la tempesta


Al vento degli anni
non perdono la fretta
la lucidità del ricordo
le lune e i soli irripetibili
le finestre rotte.
Quanti di questi anni invecchiati
ho davanti
di che colore sono gli scalini
non lo posso sapere
ma ho tutto a portata di mano
paura e stupore
Il prato dove gira la tempesta
e si accavalla l’erica
le scarpe lasciate
davanti alla porta
il tumulto della primavera
e subito dopo gli alberi
trascinati dai sogni.
Ora alla loro ombra allungata
mi sovrappongo, meridiana
con tutto il mio sempre.


Poesia di Tiziana Marini 2017


The meadow where  the storm turns

I don't forgive the wind
the rush of years
the clarity of memory
the unique moons and suns
the broken windows.
How many of these aged years
i have in front of me
what colors are the steps
i don't know
but i got everything where i stand
fear and wonder.
The meadow where turns the storm
and the heather ovelaps
the shoes left 
outside the door
the commotion of spring                          
and just after the trees
drugged by dreams.
Now on their  extended shadow
I stay, me, sundial
with my forever. 

(trad. Tiziana Marini)              


Dal titolo ossimorico nel dichiarare la sua natura tutt’altro che pastorale, questa poesia di Tiziana Marini si offre alla lettura con innegabile bellezza. Ritmo incalzante delle immagini in essa, riferite agli astri e ai ricordi, laddove tutto è “a portata di mano” in virtù di un flusso poetico potentemente connotato in chiave personale. In effetti solo la conquista d’una musica interiore rende veramente degno di tale nome il verso libero, e questo è il caso, non da oggi, della Marini. Sicché i versi centrali della lirica “Il prato dove gira la tempesta/ e si accavalla l’erica/ le scarpe lasciate/ davanti alla porta…” risultano esemplari in merito, con il fluido nonché rigoroso accavallarsi di essi. Sotteso al ductus, un uso efficace della enumeratio, a dischiudere piani visibili e non della percezione; al punto di dover parlare, qui, d’una poesia di grande forza endogena, a maglie strette. Una folla innumerevole di poeti ha preso troppo alla lettera l’esortazione di Montale ad andare verso la prosa (schivandola però scrivendo versi, chiosava il grande Genovese). Ebbene, la poetica di Tiziana Marini appare felicemente lontana da tale trappola, animata com’è da tensione autentica (la lirica in oggetto costituendone robusto documento). Siccome poi la buona poesia possiede valenza d’ipertesto, ecco che proprio il Montale della “bufera che sgronda sulle foglie” mi è venuto in mente leggendo Il prato della Marini, soprattutto per l’uso della suddetta enumeratio e conseguente dinamismo d’immagini. Il che naturalmente nulla toglie alla singolarità della voce di una poetessa solo in apparenza semplice e fruibile.

Andrea Mariotti

P.s. in foto, il dipinto “Il vestito stellato”, 2010, della stessa Tiziana Marini


http://www.andreamariotti.it/

1 commento:

  1. Ringrazio Andrea Mariotti per questa lettura profonda, attenta e partecipata del mio testo poetico.

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