venerdì 10 maggio 2019

''La farfalla di Rembrandt'' nelle parole della poetessa Daniela Basti



(phTiziana Marini Copyright © 2019)


Leonardo da Vinci, nel suo Trattato della pittura, ci dice che ogni forma e  ogni corpo sono plasmati nel gioco dell’ombra e della luce e l’ombra è nella natura delle cose universali. Questo gioco dell’ombra e della luce colora e si ritrova tutto in questa silloge di Tiziana Marini, un’opera profondamente lirica, simbolica e metaforica, che ci indica come e quanto ogni sfumatura di ombra si integri con ogni sfumatura di luce. Le sue poesie sono una rivisitazione del cammino, del percorso della vita, immagini, flash, che si dipanano come fili di luce dalle anse, dalla penombra dell’intreccio dei ricordi. Dall’ombra e dalla penombra c’è la possibilità di cogliere meglio, di definire i contorni, le sfaccettature, le tracce di luce, di scovare, di ritrovare anche i raggi più esili, le orme più lievi e di ri-costruire le assenze sempre presenti nella nostra anima e che continueranno sempre a illuminarci, a colorare della loro luce  il nostro cammino con la nostalgia di ciò che non potrà più tornare e la dimensione dell’accettazione. Le metafore delle foglie, degli alberi, degli eventi naturali, si dispiegano in un andirivieni di immagini nelle quali l’osservazione della natura, né benigna né matrigna, rasserena tutte le inevitabilità esistenziali degli uomini. Tutte le poesie, di un impalpabile spessore, mostrano, in una dimensione anche leopardiana, il nostro più o meno affannoso impegno nel legare i fili più o meno sottili di luce e dalla nostra penombra, accarezzarli, cullarli, custodirli, con disperante speranza.

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