LA FARFALLA DI REMBRANDT di Tiziana Marini
(Recensione di Anna Rizzello)
Pittrice,
fotografa, poetessa, Tiziana Marini nel suo libro di poesie “La farfalla di
Rembrandt” trasmette tutta la sua sensibilità poetica e le sue profonde
emozioni con i suoni del suo cuore e della natura che la circonda. Le sue
parole compongono versi dai quali riecheggia una solitudine inquieta che
stupisce e libera forme pure di espressione. Il libro evidenzia ricordi e
affetti con immagini vive molto forti come per esempio “dove sono le labbra che
sentivano la fronte che scottava?” oppure “i cucchiaini a giro di valzer che
spezzano il silenzio” e “tu spezzavi il filo coi denti e facevi il nodo alla
fine di ogni gugliata!” oppure “con gli spigoli di fotografie vecchie nel
cuore”.
“La farfalla di Rembrandt” è un
libro dove luci e ombre si accostano e si distanziano, dove Tiziana Marini si manifesta malinconica, dove
le sue delusioni, le sue ansie affiorano e lei perde il confine là dove esplode
l’immenso della poesia in tutta la sua misura nel tempo, nello spazio e nel
cuore come “i pensieri di gioia sono nei pensieri più neri” oppure “Quanto sole
ancora e quanto buio due lacrime smarrite solcheranno?” oppure “Provavo a
partorire una stella che sopravvivesse all’alba, a un barlume disciolto nelle
cose, nella penombra di chi ho amato…”, “ti rubo l’ombra mi va a pennello come
un sogno a peso zero”. E ci sono poesie dove la poetessa è attratta dalla
natura “l’arco sottile dell’aurora”, “c’è la brezza che riluce”, “basterebbe il
calore di una stella a spiegare come ci si ammala. Come guarire”, “il cielo
spacca d’azzurro” e “nulla di solido esiste nei quadrati del cosmo dove le
stelle fioriscono”.
Tiziana
Marini, ispirata anche da persone care (ormai nel totale riposo) e dal tempo
che passa coi segni che lascia sul viso e nel corpo, compone poesie che toccano
davvero e lasciano una tristezza infinita caratterizzata da malinconica e
umbratile dolcezza.
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