TIZIANA MARINI, L’inclinazione di una foglia alla luce, Roma, Edizioni Ensemble, 2023, pp. 90, Introduzione di Cristina Sparagana.
Comincio dalla dedica a Ghiannis Ritsos: “Una pozzanghera cristallina / senza fondo / ci raccoglieva nella differenza”.
E’ la sintesi perfetta di questo libro, di questi versi impastati di luce e di ombre restando sempre muti, immacolati, dentro un dettato lirico che ha qualcosa di misterioso e di magico e rende appieno il travaglio interiore di Tiziana che con parsimonia si apre agli squarci infernali e li deposita fuori dalla porta per poter vivere la profondità della pozzanghera.
Sì, cara Tiziana, sei riuscita a “fare di un fiore un giardino, di un verso poesia e vita” e a dare alla tempesta e al dolore la dimensione del vento che, per quanto burrascoso e fastidioso, corre in fretta.
I versi di questo libro hanno una dimensione sabiana, non eccedono neppure quando i sentimenti traboccano e pretendono di travolgere. C’è la pacatezza di chi dal vissuto ha tratto la Parola e ne fa uso parsimonioso anche se graffiante per la portata e il peso delle vicende, per il persistere di quelle ombre che Plinio Perilli, in un saggio introduttivo scritto per “La farfalla di Rembrandt”, ha puntualizzato ampiamente con cognizione di causa.
Allora Tiziana Marini scriveva che “I pensieri di gioia sono / nei pensieri più neri. / Improvvisi riempiono gli occhi / di sere senza tempo”. Adesso siamo arrivati a cogliere “L’inclinazione di una foglia alla luce”, cioè a entrare nella dimensione che si apre verso l’infinito.
Ciò che maggiormente mi ha attratto di questo libro è l’impasto direi naturale di un linguaggio senza fronzoli e senza abbellimenti, senza i cosmetici del vocabolario. Tiziana riesce a raccogliere nella Parola dolore e gioia, ombra e luce, desiderio e incanto, delusione e scoperta del senso che fugge… dimostrando saggezza e conoscenza della quotidianità non nelle apparenze, ma nelle cadute e negli sbandamenti, perfino nella consuetudine senza però far diventare il gioco una consuetudine, come invece detta Kavafis.
Sa riconoscere “Per misteriosa vocazione”, andare dritta alla polpa viva del senso e fare emergere, distillandola, la verità che il cuore intravede in ogni circostanza.
Dunque poesia nella quale gli umori diventano la filigrana di un processo che a volte scompensa e a volte trova “parole / lunghissime con cui spostare il cielo”.
Cristina Sparagana si domanda, nel suo scritto introduttivo, che cosa resta del cuore e dice : “Forse il sogno perduto di un’infanzia segreta e ripercorsa, l’assorta cicatrice degli affetti, il vuoto dei fantasmi…”. Sicuramente tutto questo, ma anche le risonanze e gli strascichi di ogni incontro e di ogni insegnamento ricevuto.
“L’inclinazione di una foglia alla luce” non è la fotografia di una sottomissione, ma la sfida a guardare e a non assuefarsi al negativo degli accadimenti. Nella sua immacolatezza espressiva Tiziana non cede di un millimetro e ribadisce che “Gli occhi vedono / sembianze amate / le trovano nell’impossibile / per somiglianza”.
Per concludere: un libro che gronda di dolore e di gioia, di palpiti autentici di vita, grazie anche a quell’appuntamento che rinnova le stagioni, le ravviva e le accende di nuove ombre e di nuova luce. Perché “Poi c’è il rito del vento / a ogni anniversario”.
DANTE MAFFIA
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