martedì 3 dicembre 2024

''La compagnia delle oche'' di Natalia Stepanova, una salvezza condivisa nel giardino-metafora della vita

 


Nota di lettura di Tiziana Marini  per  ‘’La compagnia delle oche’’ di Natalia Stepanova (Ensemble, 2024)

 

La nuova silloge ‘’La compagnia delle oche’’(Ensemble, 2024) di Natalia Stepanova  è un intenso racconto in poesia, scritto negli anni dolorosi della pandemia, un dipinto animato, ambientato in un giardino che è  hortus conclusus e locus amoenus al contempo, ben separato dal locus horridus circostante del quale comunque avverte gli echi. Questo giardino, luogo e dimensione allegorica dell’esistenza, soggetto alle leggi del Tempo,  delimita l’universo poetico della Stepanova,  con  le oche del titolo in primo piano, incarnazione  della dimensione etica e  sociale della raccolta, con la  rosa coprotagonista, simbolo di rinascita continua e con il Genius loci, nume tutelare ed essenza spirituale del luogo, rappresentato dalla stessa poetessa, io narrante e immagine riflessa e riflettente che tutto assorbe ed emana. E’ quello della Stepanova un giardino del Tempo e delle  Stagioni, un microcosmo che muta eppure immobile, abitato dai cari  Animali della vita domestica e selvatica, dai fiori, dal Vento, dalla Gioia, dal Dolore, dalla Vita e dalla Morte, dall’Attesa e dalla Speranza, un luogo dove pregare ed esprimere al Signore la  propria gratitudine anche quando l’inverno e la malinconia invadono l’ anima, un luogo sacro, abitato dagli Angeli, specchio  della vita nei suoi mutamenti stagionali e percettivi,  espressione della religiosità del creato e della sacralità del Pane  e del Vino,  un rifugio sicuro,  tra delizie e tormenti.

Addentrandoci nella narrazione poetica possiamo analizzarne i vari elementi. In primis, ovviamente,  il giardino, con tutte le caratteristiche esposte precedentemente, di hortus conclusus contemporaneo,  topos che affonda le sue radici  nel mito biblico  e classico, da Omero a   Virgilio,  da Dante a Petrarca e  Boccaccio, da  Milton a  Bosch, o ancora, luogo dell’anima, da Virginia Woolf a Emily Dickinson e Monet, un luogo non solo  reale ma anche  spirituale, individuale e collettivo,  e quindi   archetipo, non solo di pace e bellezza, manifestazione  della perfezione della Natura in tutte le sue dinamiche, ma anche universo di valori eterni.  Scrive la Stepanova: . ‘’Il mio giardino/è tutto il mio mondo,/solo qui io posso/respirare senza/rendere conto/a nessun altro/che non siano i fiori’’. Lo sguardo quotidiano della poetessa, dunque, nel seguire l’andamento cronologico delle stagioni, siano queste meteorologiche o dell’anima, diventa cura amorevole e fa sì che il giardino si trasformi in un  ‘’giardino  interiore condiviso’’ fluente e mutevole, luogo di vita, depositario non solo di bellezza, ma anche di    tempeste,  dove la natura, il Bene e il Male si raccontano e si contrappongono, un luogo dove il Destino si manifesta nella sua potenza,  pieno di presenze e di assenze, e dove la gioia lascia spesso il posto alla malinconia, ma comunque un luogo salvifico. Un giardino  epifanico, metafisico e, nel suo aprirsi all’infinito e ad altre dimensioni lineari o cicliche, ma sempre percepite eterne,  soprannaturale. E veniamo alle oche. Le bianche oche dal lungo collo che abitano il giardino sono simbolo di coraggio, resilienza al freddo e all’acqua, sono coraggiose, sempre attente, compatte negli intenti, rumorose all’unisono, le stesse che salvarono Roma: le sacre oche del Campidoglio. Scrive la Stepanova: ‘’Siamo oche, impavide camminatrici/dal collo lungo e dal becco rosso:/portatrici di sogni e di chimere,/miti, poesie, fiabe, leggende./Siate santi, imparate a essere oche.’’ e ancora: ’’  Le oche con il loro passo tranquillo/sono padrone di camminare dove vogliono./Sono belle le oche e sanno dove andare./Al collo portano i campanellini argentati,/per scacciare gli spiriti maligni – fuori,/fuori i demoni dai cuori e dai villaggi/. Un modo auspicabile, quello delle oche,  di stare insieme nell’inquietante presente, una salvezza  condivisa nel giardino metafora della vita, sempre più assediata e circondata da forze avverse. Tra le altre preziose e benefiche presenze dell’orto/giardino della Stepanova ci sono fiori profumati, erbe aromatiche, animali buoni e liberi, alberi da frutta, e in questo universo di presenze spicca la rosa, simbolo importante di rinascita, qui declinata in tutti i momenti del suo ciclo vitale, quasi un alter ego della poetessa e del genere umano in un mondo che non muore mai per davvero ma ad ogni primavera rifiorisce e si rinnova. Così nei versi della Stepanova: ‘’Io sto con le rose,/loro tutto sanno di me,/ e di nulla mi giustifico./Io sto con le rose/e nulla mi tange./Io so che le rose di sempre/riporteranno il mio cuore/nel cuore della rosa eterna.’’In conclusione la  poesia della Stepanova è  una poesia  importante, riconoscibile, elegante, piena di speranza nonostante la presenza di un destino ineluttabile,  una poesia che riempie di stupore,  di  emozioni e di mistero il cuore del lettore come dovrebbe fare la vera Poesia, ma è anche  una poesia dove la semplicità  del  quotidiano ha la sacralità di un rito, tra le benefiche  presenze angeliche e la vicinanza buona degli animali domestici. Dice infatti  la Stepanova con fiducia e speranza: ‘’…Apro alla vita in ogni istante-/il primo caffè caldo, gli occhi/del cane, la pazienza del gatto./Una rosa nel petto, l’aria fredda/del primo mattino, luce – respiro./Una parola gentile, un gesto/uno sguardo, il pane in tavola’’. A tratti visionaria ma sempre vera e potente, la poesia della Stepanova incarna lo spirito russo e quella tradizione  lirica che  Angelo Maria Ripellino, nel suo, ormai introvabile ‘’Poesia russa del 900’’ (Guanda, 1954), riteneva maestra e ‘’centro del mondo’’ più di  ogni altra tradizione lirica.

Tiziana Marini


Natalia Stepanova (Saratov, Russia), vive e lavora a Roma. E' poetessa e traduttrice. Autrice  di vari libri di poesia, tra i quali ricordiamo''Degli horti romani'', pubblicato sempre con la casa editrice Ensemble, cura la rubrica online ''La Russia in versi'' per Russia Oggi e fa parte della giuria del Premio Internazionale  ''Pushkin''.

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