giovedì 1 dicembre 2016

Passa il cuore sulla terra di Tiziana Marini (Ed. Tracce - 2014)

Dall'introduzione di Plinio Perilli: Cautamente felice, Tiziana, pittrice “di libertà tracciate”, da sempre incamminatasi “sui misteriosi percorsi del cielo”, non filosofeggia invano, e scomoda le grandi categorie – il vuoto, il pieno – con la lieta diffidenza di una signora giapponese che ad “ikebàna” intrecci fiori, componga ed esponga ogni giorno la sua domestica armonia privilegiando stecco e stecco, colore e colore, munifici sterpi e rami eleganti, fioritura andata, svanita, ma verso un’efflorescenza che ogni momento in luce può rinascerci…
Solfeggi, sfumato, abbandono… ogni parola in lei è pennellata docile e paziente, umile perché regale in profondo, finissima ed elegante come i suoi stessi avverbi, educati al bene: cautamente, equamente… Ma per giungere – evviva! – almeno a un attimo di quiete, a quell’unico sole che forse può additarci, intonare la melodia dell’anima, dissonanze o asprezze incluse, nello spartito e fra le cinque righe della Vita, accordata “in chiave di sol”…
Tiziana Marini riesce davvero a raccontare, a ribaltare perfino la Guerra come una favola – ma questa favola che è nuova parabola, sabbia da rotta clessidra, casa di carta e rosa del deserto, ci ammaestra ardita sull’umana, annichilita disperazione, su troppe speranze defraudate, su un cielo che nemmeno il sacro rito della morte riesce più a benedire d’azzurro, suffragarci in pietà…





Guarda,
il cielo si specchia
nel bicchiere colmo
e diventa mare
per azzurra metamorfosi.
ed è mistero
come un immenso entri nel finito.
così succede al cuore
che contiene tutto.






Arcobaleno d’anime: il battere e il levare della poesia di Tiziana Marini.

di Monica Martinelli

In medio stat virtus affermavano i filosofi scolastici medievali, del resto già Aristotele scriveva che il mezzo è la cosa migliore. Prendo spunto da questa arcinota locuzione latina per introdurre la deliziosa poesia di Tiziana Marini tratta dal suo ultimo libro Passa il cuore sulla terra, pubblicato da Tracce editore nel 2014: “Cautamente felice / sento il vuoto meno vuoto / l’ho riempito di te / pensiero che solfeggi / quest’attimo di quiete / d’indaco sfumato / chiave di sol / di ogni mio abbandono, / sola chiave / e unico sole / equamente diviso / in cinque righe.” E la poetessa sa misurare bene la durata dei suoni e delle pause nel suo solfeggio di versi. Mi viene in mente ciò che diceva uno dei personaggi del bellissimo e drammatico romanzo di Ernesto Sabato Sopra eroi e tombe: “mi sento quasi felice”. Ed è proprio in questo equilibrio tra pieno e vuoto per l’impossibile presenza di una totale felicità, in questa perfetta e composta armonia, che significa anche giusta passione, che non assistiamo mai a sbavature linguistiche, ad eccessi lessicali, né all’inserimento di rigidi schemi metrici. Leggerezza e musicalità, suono e colore, armonia e assonanze, ritmo e sfumature, ma anche metafore, immagini e analogie, simboli tratti dal linguaggio della realtà quotidiana, dall’arcobaleno d’anime che si affacciano sul mondo. “Guarda / il cielo si specchia / nel bicchiere colmo / e diventa mare / per azzurro metamorfosi. / Ed è mistero / come un immenso entri nel finito / così succede al cuore che contiene tutto”, ed ecco un’altra straordinaria poesia di Tiziana, ecco il nucleo incandescente della sua poesia, e che mi fa sovvenire i versi di una grande poetessa italiana contemporanea Silvia Bre: “E si riduce a che la gran tensione: / il no dell’onda immane che sfascia / la demenza di sbracciarsi contro / una corrente rovinosa e trionfale – / e intanto mettere via i giornali d’oggi / spegnere bene la sigaretta / lavare lo stesso bicchiere tutte le sere” (da Marmo).

Il mare, il vento, la terra, il cuore, l’azzurro come colore predominante nei versi di Tiziana Marini, ma altri temi (im)portanti della sua poesia sono la casa, la famiglia, il focolare domestico e la sua dolce e intrigante femminilità, come ha giustamente sottolineato Plinio Perilli nella sua affettuosa e fervida introduzione, riassumendo perfettamente il pensiero poetante della Marini, rivelato nella triste consapevolezza di ciò che siamo, di dove andiamo (“la borsa delle donne, sempre pronte per partire / nei giardini d’inverno / a cercare l’infinito”) e di dove vorremmo andare, magari volando: “Sullo scoglio delle sirene / (la mia casa) / dove si allarga il cuore alle tempeste, / chiedo un’onda e una finestra per guardarla,/ un mare con voce di conchiglia […] Da qui all’orizzonte / un volo di gabbiani / oltre, solo un volo” (La roccia). E ancora ci si può incantare leggendo: “..La costruzione di un sorriso / passa per la pioggia, / è un angolo del balcone, nella macchia di sole, / tra il geranio e la rosa / che più non è fiorita..”.

E ancora da Marmo altri intensi e suggestivi versi di Silvia Bre: “Rosa che crepi al sole dell’estate / come fatichi a mantenerti dentro / l’autunno venturo che ti spetta..”.

Ho conosciuto le poesie di Tiziana Marini quando nel 2012 lessi il suo splendido primo libro che aveva pubblicato nel 2011 dal titolo emblematico Solo l’anima vede (Pagine editore) e fu subito un colpo di fulmine! “All’improvviso sto / appesa alle nuvole / come una mela al ramo..” dice una poesia tratta da questo libro, e come non pensare a quei versi grandissimi e indimenticabili di Ungaretti: “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie”. Tiziana in una poesia, che è quasi una dichiarazione di poetica, affermava: “Non uso il verso per farmi bella / la penna non è un pettine / amo spettinarmi con i versi / dar disordine alle mie certezze / scompigliare i miei pensieri.” Sin da questo primo libro sono chiari i punti chiave della sua poetica, niente orpelli e superfluo e neppure certezze incontrovertibili, perché nell’esistenza umana e fragile tutto è possibile, tutto e il contrario di tutto..

I suoi versi sono vibrazioni delicatissime, freschezza di riverberi ed esprimono il nucleo della commozione senza inutili sentimentalismi. Essenzialità nei pensieri, versi apodittici. “Nacqui. / Ora questo cielo / scorre / dietro la nuvola ferma / e traghetta l’attimo al suo inizio.” Come “la donna che guarda / conta i granelli di sabbia / e abbraccia il mondo / nel giro della sua pupilla. / La donna che guarda un poco sogna..”. Sono pennellate di colore i sogni di Tiziana Marini, del resto lei proviene dalla pittura, perciò il suo è uno sguardo veramente sinestetico che sa vedere ciò che conta e sa “prendere la mira” per trasportare i suoi lettori in un infinito oltre, in un costante abbandono più che al destino a una qualche forma di trascendenza invisibile ma possibile, considerato che l’universo ha appunto infinite potenzialità, a cominciare dalla nostra esistenza contenuta in questo mistero spazio-temporale: “Ho fatto un calcolo complicato / e approssimativo / respirando l’assenza. / Il mondo invisibile / nel mondo visibile, di arcobaleni possibili, / di stelle nascoste.” La sua vicenda umana è in consonanza con la sequenza della storia, storia di anime e di cuori palpitanti, la sua poesia intimista e sussurrata diventa croce e coro del comune vivere. Ed è proprio in questa verticalizzazione – come afferma Plinio Perilli – in questa immaginaria vertigine nel passaggio dalla terra al cielo dove la distanza tra il vicino e il lontano si annullano, che la poesia della Marini diventa una poesia per tutti, ma non nel senso di banalizzazione nazional-popolare, ma perché affronta temi universali di una cosmogonia pietosa e quotidiana che tutti investe, fatta di analogie e simboli, di cui si faceva portavoce la grande Emily Dickinson.

La poesia di Tiziana Marini emoziona e rapisce per la bellezza, il lirismo, la semplicità nel senso di sostanzialità e perché arriva sicuramente al cuore passando sulla terra in punta di piedi, con grazia e gentilezza, ma che lascia vasti segni. Questa è la consolazione che ci può offrire la poesia, un punto d’incontro tra le intermittenze del cuore e la durata della realtà. Tracce del passaggio dell’acqua, tra il fluire e il perenne: “poco più / poco meno / di un eterno.. / c’è l’equilibrio dell’acqua”. La poesia è quindi un modo per dare un nome alle cose, come diceva Heidegger che la poesia è un “abitare presso l’origine, uno stare presso l’essenza delle cose”, tra il desiderio dell’abbandono e la bellezza della natura, quello che può essere il miracolo del sole o del vento.

La poesia di Tiziana Marini tra Guido Gozzano e Jacques Prévert di Fausta Genziana Le Piane


L’ultima raccolta poetica (Passa il cuore sulla terra, Edizioni Tracce, 2014) consacra Tiziana Marini come una poetessa intimista, delle piccole cose, delle  scene famigliari alla maniera della Signorina Felicita ovvero la Felicità di Guido Gozzano cantore delle banali azioni quotidiane: Talora - già la mensa era imbandita /| mi trattenevi a cena. Era una cena / d’altri tempi, col gatto e la falena / e la stoviglia semplice e fiorita / e il commento dei cibi e Maddalena / decrepita, e la siesta e la partita...(La signorina Felicita, vv. 97-102). Si legga, per esempio, del libro di Tiziana Marini, la poesia intitolata La casalinga onnipotente a p. 69: La tovaglia / di lavanda odorosa / e al centro / un cesto di rose piccine. / Ad ognuno il suo piatto, / il bicchiere, / il suo cibo. / Dispongo in microsistema solare, / distanza, / uguaglianza, / e giustizia, / apparecchio l’amore. / E in questo distribuire / nutrire e armonizzare / forse mi sento un po’ immortale oppure ancora Il ferro a vapore a p. 76: Faccio pianura / sulle tue camicie, / oceani stendo / di lenzuola, /esploro pieghe, / angoli inaccessibili, /con punte rompighiaccio. La pesante arte / del ferro a  vapore / è un vecchio treno / che corre, / terra d’Islanda, /balena sbuffante, / champagne agitato. Per un attimo, / per un breve pensiero, /sono altrove fino a La stanza proibita (p. 55), Il sogno di Alice (p. 24) e  Sola, fra le mani (p. 51).
Altrove, i suoi versi riportano alla quotidianità cantata alla maniera di Jacques Prévert (Déjeuner du matin, cantore dell’amore), come in Cena per due (p. 94): Apparecchio per due / nella nostra cucina, / con la tv accesa / e non manca nulla / come sempre. / Non mangio i ricordi / ma i piccoli gesti / delle tue mani / sul tovagliolo, / il tuo sguardo, / ti parlo e mi parli / come un tempo / ed è questo il tuo posto. Sempre mi chiedo / chi dei due viva ancora / per davvero.
Ma questa realtà vissuta così interiormente e lucidamente attraverso le varie sezioni (ALBA Gemmante sole, MATTINO Con le ciliegie alle orecchie, MERIGGIO Il vuoto meno vuoto, NOTTE Un bicchiere di luna), che sono le fasi della vita, si amplia e diviene simbolo universale che rappresenta un mondo che appartiene a tutti: Il mondo invisibile / nel mondo visibile (p. 96) e la stramba voglia / di sognare in grande (p.100). Tiziana parla di una felicità cauta, che rischia di essere breve, una felicità vissuta lentamente, a poco a poco, gustata. Parla di armonia precaria.
La poesia della Marini ha tutte le movenze di quello che viene chiamato minimalismo americano di cui è capostipite Raymond Carver (1938 –1988), scrittore, poeta e saggista statunitense:  Un attimo fa ho dato un'occhiata nella stanza / ed ecco quel che ho visto: / la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra, / il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo. / E sul davanzale, la sigaretta / lasciata accesa nel posacenere. / Lavativo!, mi urlava sempre dietro mio zio, / tanto tempo fa. Aveva proprio ragione. /Anche oggi, come ogni giorno, / ho messo da parte un po' di tempo / per fare un bel niente (Raymond Carver, Dolce far niente). Ma si badi bene, nessuna interpretazione negativa dell’affermazione, anzi. Per Tiziana, come per Carver, dal piccolo – il minimo mondo (p. 63) - si va al grande, un immenso entra nel finito: così il cielo si specchia / nel bicchiere colmo e diventa mare; la vetta e la valle / sono una cosa sola. La poesia contiene tutto.
Dunque la poetessa Tiziana Marini, attenta agli echi del passato, si colloca saldamente nella tradizione poetica moderna creando però uno stile tutto proprio. Attraverso la sua scrittura, che è lineare ma attentamente e finemente cesellata, Tiziana indirizza il lettore attraverso le coltri di una grigia quotidianità per svelargli, all’ improvviso, solo per un attimo, la poesia che resta nelle piccole vite descritte. La poesia è fortemente concentrata sulla vita quotidiana, di cui, riesce a esprimere efficacemente le tensioni fondamentali: un certo spaesamento esistenziale, il bisogno di essere amato,  di comunicare in modo sincero.
Il dolore vissuto non impedisce alla Poetessa di vivere ancora la bella stagione; il verde della speranza (nelle sue poesie quello dell’erba, del prato) è sempre presente.
Attraverso le sezioni citate Tiziana si interroga su se stessa, si guarda, si analizza, si propone.
La poesia che in assoluto la rappresenta,  a mio avviso, è Il pesce rosso a p. 58: Io sono un pesce rosso, / ingrandito dall’acqua, / ma in realtà metà / di come sembro. / Sono un pesce rosso / che in una boccia di vetro / con tre bicchieri d’acqua, / vede l’oceano / e di questo scrivo / applicandolo al mondo. In questa lirica c’è tutta la visione poetica di Tiziana che non canta se non ciò che è sotto i suoi occhi (di questo scrivo), che canta la realtà che vive; che con la fantasia e la creatività riesce a trasformare tre bicchieri d’acqua in oceano. Nell’immedesimarsi con il pesce, che è il simbolo dell’elemento acqua in cui vive, la poetessa si indentifica positivamente con la vita che percepisce e descrive con serenità e che accetta nel suo fluire: mi abbevero al fiume immobile / e smuovo l’acqua. / Fiume nel fiume / cerco un oblio tenace… (p. 57).
Inoltre il pesce è di colore rosso che è la tinta del fuoco e del sangue, simbolo del principio della vita, con la sua forza, la sua potenza, il suo espandersi. I due termini si rafforzano a vicenda. La metafora dell’acqua, sotto forma di fiume, mare, pioggia, oceano, lago, ecc. ricorre spesso nelle liriche di Tiziana e rappresenta, dunque, la fonte della vita, un mezzo di purificazione, un centro di rigenerazione. Addirittura l’acqua è per lei liquido amniotico (p. 55).
Termino con la presenza costante della neve, acqua anch’essa e simbolo dell’effimero: Anche quello che resta / se ne va /come la neve / dopo tre giorni sul balcone (La conseguenza della neve, p. 77)..

Nota di Paolo Carlucci per Tiziana Marini, Passa il cuore sulla terra, Tracce, Pescara 2014
Stupore del cuore che si fa voce dell’orto dell’anima … E’già un’arrischiata dichiarazione di poetica il dire la luce sorgiva della propria ispirazione celeste e terrestre. L’orto /è il luogo/ dove tutto nasce/, cresce/, splende. / Non il giardino, l’orto./ Te lo dice il nome. Sin dai primi versi della sua opera appare chiaro questo  dono della poesia di Tiziana Marini, essere sentimento nella vita d’ogni giorno, colta come maternità di colori e di sguardi. Il battesimo celeste si ha ad apertura di silloge. Mi ha battezzato/ il cielo/ con acqua serena. Si assiste così alla gemmazione aurorale della luce che dà forza allo sguardo del sogno, una costante questa dell’autrice, che invia un messaggio d’amore/ a due pupille rotte. Ella diviene così radice d’infinito nell’incanto del dettaglio, una foglia mi separa da te/un punto mi unisce/al tuo infinito, sembra questa la cifra più autentica dell’opera  di Tiziana Marini, che si rivela, con maturità di stile e di tempo di cura della propria scrittura in questa sua ultima raccolta poetica, Passa il cuore sulla terra- edizioni Tracce, con un’ampia prefazione di Plinio Perilli  che di lei fa amorosamente emergere le tappe del … chiocciolare di un silenzio che, lentamente, si fa voce e appunto maternità di una vasta gamma di sentimenti e di vita. L’opera è articolata in quattro sezioni, alba, mattino, meriggio, notte i cui sottotitoli scandiscono  le fasi  in cui lo sguardo sulla realtà e il sogno tessono il bisso dell’anima della giornata della poetessa  che di sé dice  vestita di me/ svestita da me/ apro la finestra/ e inizio a trasformarmi in cielo/ niente è più  dolce / dell’abbandonarsi al volo/ strega, io! Ride  la luna sotto la coperta. Nell’universo di concretezza e quotidianità la febbre di solitudine alza la temperatura  dell’anima  di una  donna che guarda, un poco sogna, separa la crusca dal chicco, diviene una casalinga onnipotente che,con ordine di vergine zodiacale dispone sì la tovaglia di lavanda odorosa  e con millimetrica precisione ad ognuno il suo piatto, il bicchiere il suo cibo, ma poi dispone in microsistema solare, distanza/ uguaglianza,e giustizia apparecchio l’amore … E in questo distribuire mi sento un po’ immortale. Gloria ironica d’un disteso mezzogiorno nell’ennui del meriggio prandiale. E la casalinghitudine s’illumina d’un soffio di vanità Close up sulle mie labbra. / Rossetto mio!, cui segue un acre tuffo nella realtà  di un clochard, un barbone reso con espressionistico senso di realtà. Chi sei tu che scrivi/ i marciapiedi/ di urina e di sogni. Qui e in altre poesie si delinea dunque il volo di questa ape furibonda di poesia che  del regard  à la distance fa il perno del suo universo poetico, anche le geografie di passioni son colte con forza e sofferenza di una nuova Alice in dormiveglia. Insomma è una favola amara che cerca la bellezza negli occhi sul ramo incendiato di luna, la verità di un sogno il calice di luna di Tiziana Marini. 

Nina Maroccolo:
“…Vi invito a leggere Tiziana Marini, un poetare lirico forte obliquo veramente unico. Il suo intimismo universale è quello di una Emily degli anni nostri. So che i paragoni non andrebbero fatti. Eppure, tra i suoi versi, una tellurica faglia terrestre ci porta in altezza - laddove vette e guglie riservano un posto speciale alle creature celesti. E anche alla loro terribilità. L'epica quotidiana fatta di piccole cose, osare un linguaggio apparentemente semplice, senza edulcorazioni o intellettualismi, e lentamente raggiungere l'Assoluto: "finita infinità", lo chiamerebbe Emily Dickinson... Grazie, Tiziana”
Cristina Sparagana
“Ma perché poi dire che la tua poesia è "dolce"? Io non la trovo affatto dolce: è una poesia forte, temprata, a volte anche violenta, ed è proprio lì la magia dei tuoi versi, che riesci a esprimere l'inferno e il paradiso con una solida semplicità, con un fuoco perpetuo  che si estingue via via in quadri più sereni per poi riprendere, quasi tacitamente, a "lampeggiare".
Nicla Morletti
“Le parole hanno una grande forza, le parole hanno un’anima che vibra nell’universo dei pensieri e della mente, le parole possono frantumare le difficoltà e possiedono il potere di farci vivere meglio se usate con l’animo puro e la schiettezza del cuore. Ci sono poesie che ci avvolgono, ci sollevano, ci tengono al caldo quando fuori è freddo, ci proteggono, ci rincuorano, ci spronano, sono come un abbraccio. Certi versi armoniosi e leggeri ci liberano e ci fanno volare in alto insieme alle nubi di una felice primavera. Tutto questo sono le poesie di Tiziana Marini. Dolci e lievi, ci ricordano che la vita è bella. Sono come una lettera inaspettata, un regalo sorprendente, un incontro casuale e piacevole perché come scriveva José Ortega:  “Sorprendersi, stupirsi, è cominciare a capire.” Mi viene in mente una bellissima frase di Emily Dickinson: “Non conosciamo mai la nostra altezza, finché non ci chiamano ad alzarci. Ma se ci alziamo davvero arriva al cielo la nostra altezza.” E così, tra un’armonia e l’altra, tra un pensiero e l’altro ci ritroviamo, durante la lettura di questa raccolta di poesie, a vagare nell’immensità del cielo, tra pennellate e sfumature di colori tratteggiate con il pennello della parola più pura: “Passa il cuore sulla terra / un cuore immenso, / tra due montagne / e una nuvola pigra, / prende forma / e si scompone / plasmato dal vento…”.Le poesie di Tiziana Marini racchiudono il frutto di un’intelligenza vivida, di un amore intenso per il tutto, di un’acuta osservazione dei fenomeni della natura e del cuore: “Guarda, / il cielo si specchia / nel bicchiere colmo / e diventa mare… Ed è mistero…”.
Incantano questi versi, per la loro armoniosa musicalità, per loro forza che avvolge e coinvolge. Per il loro spazio senza fine. Bellissimi.”


 

Nessun commento:

Posta un commento