Dall'introduzione di Plinio Perilli:… Cautamente felice, Tiziana, pittrice “di libertà tracciate”, da sempre incamminatasi “sui misteriosi percorsi del cielo”, non filosofeggia invano, e scomoda le grandi categorie – il vuoto, il pieno – con la lieta diffidenza di una signora giapponese che ad “ikebàna” intrecci fiori, componga ed esponga ogni giorno la sua domestica armonia privilegiando stecco e stecco, colore e colore, munifici sterpi e rami eleganti, fioritura andata, svanita, ma verso un’efflorescenza che ogni momento in luce può rinascerci…
Solfeggi, sfumato, abbandono… ogni parola in lei è pennellata docile e paziente, umile perché regale in profondo, finissima ed elegante come i suoi stessi avverbi, educati al bene: cautamente, equamente… Ma per giungere – evviva! – almeno a un attimo di quiete, a quell’unico sole che forse può additarci, intonare la melodia dell’anima, dissonanze o asprezze incluse, nello spartito e fra le cinque righe della Vita, accordata “in chiave di sol”…
Tiziana Marini riesce davvero a raccontare, a ribaltare perfino la Guerra come una favola – ma questa favola che è nuova parabola, sabbia da rotta clessidra, casa di carta e rosa del deserto, ci ammaestra ardita sull’umana, annichilita disperazione, su troppe speranze defraudate, su un cielo che nemmeno il sacro rito della morte riesce più a benedire d’azzurro, suffragarci in pietà…
Guarda,
il cielo si specchia
nel bicchiere colmo
e diventa mare
per azzurra metamorfosi.
ed è mistero
come un immenso entri nel finito.
così succede al cuore
che contiene tutto.
La poesia di Tiziana Marini tra Guido Gozzano e
Jacques Prévert di Fausta Genziana Le Piane
Solfeggi, sfumato, abbandono… ogni parola in lei è pennellata docile e paziente, umile perché regale in profondo, finissima ed elegante come i suoi stessi avverbi, educati al bene: cautamente, equamente… Ma per giungere – evviva! – almeno a un attimo di quiete, a quell’unico sole che forse può additarci, intonare la melodia dell’anima, dissonanze o asprezze incluse, nello spartito e fra le cinque righe della Vita, accordata “in chiave di sol”…
Tiziana Marini riesce davvero a raccontare, a ribaltare perfino la Guerra come una favola – ma questa favola che è nuova parabola, sabbia da rotta clessidra, casa di carta e rosa del deserto, ci ammaestra ardita sull’umana, annichilita disperazione, su troppe speranze defraudate, su un cielo che nemmeno il sacro rito della morte riesce più a benedire d’azzurro, suffragarci in pietà…
Guarda,
il cielo si specchia
nel bicchiere colmo
e diventa mare
per azzurra metamorfosi.
ed è mistero
come un immenso entri nel finito.
così succede al cuore
che contiene tutto.
Arcobaleno d’anime: il battere e il levare della poesia di
Tiziana Marini.
di
Monica Martinelli
In
medio stat virtus
affermavano i filosofi scolastici medievali, del resto già Aristotele scriveva
che il mezzo è la cosa migliore. Prendo spunto da questa arcinota locuzione
latina per introdurre la deliziosa poesia di Tiziana Marini tratta dal suo
ultimo libro Passa il cuore sulla terra, pubblicato da Tracce editore
nel 2014: “Cautamente felice / sento il vuoto meno vuoto / l’ho riempito di te
/ pensiero che solfeggi / quest’attimo di quiete / d’indaco sfumato / chiave di
sol / di ogni mio abbandono, / sola chiave / e unico sole / equamente diviso /
in cinque righe.” E la poetessa sa misurare bene la durata dei suoni e delle
pause nel suo solfeggio di versi. Mi viene in mente ciò che diceva uno dei personaggi
del bellissimo e drammatico romanzo di Ernesto Sabato Sopra eroi e tombe: “mi
sento quasi felice”. Ed è proprio in questo equilibrio tra
pieno e vuoto per l’impossibile presenza di una totale felicità, in questa
perfetta e composta armonia, che significa anche giusta passione, che non
assistiamo mai a sbavature linguistiche, ad eccessi lessicali, né
all’inserimento di rigidi schemi metrici. Leggerezza e musicalità, suono e
colore, armonia e assonanze, ritmo e sfumature, ma anche metafore, immagini e
analogie, simboli tratti dal linguaggio della realtà quotidiana,
dall’arcobaleno d’anime che si affacciano sul mondo. “Guarda / il cielo si
specchia / nel bicchiere colmo / e diventa mare / per azzurro metamorfosi. / Ed
è mistero / come un immenso entri nel finito / così succede al cuore che
contiene tutto”, ed ecco un’altra straordinaria poesia di Tiziana, ecco il
nucleo incandescente della sua poesia, e che mi fa sovvenire i versi di una
grande poetessa italiana contemporanea Silvia Bre: “E si riduce a che la gran
tensione: / il no dell’onda immane che sfascia / la demenza di sbracciarsi
contro / una corrente rovinosa e trionfale – / e intanto mettere via i giornali
d’oggi / spegnere bene la sigaretta / lavare lo stesso bicchiere tutte le sere”
(da Marmo).
Il
mare, il vento, la terra, il cuore, l’azzurro come colore predominante nei
versi di Tiziana Marini, ma altri temi (im)portanti della sua poesia sono la
casa, la famiglia, il focolare domestico e la sua dolce e intrigante
femminilità, come ha giustamente sottolineato Plinio Perilli nella sua
affettuosa e fervida introduzione, riassumendo perfettamente il pensiero
poetante della Marini, rivelato nella triste consapevolezza di ciò che siamo,
di dove andiamo (“la borsa delle donne, sempre pronte per partire / nei
giardini d’inverno / a cercare l’infinito”) e di dove vorremmo andare, magari
volando: “Sullo scoglio delle sirene / (la mia casa) / dove si allarga il cuore
alle tempeste, / chiedo un’onda e una finestra per guardarla,/ un mare con voce di conchiglia […] Da qui all’orizzonte / un volo
di gabbiani / oltre, solo un volo” (La roccia). E ancora ci si può
incantare leggendo: “..La costruzione di un sorriso / passa per la pioggia, / è
un angolo del balcone, nella macchia di sole, / tra il geranio e la rosa / che
più non è fiorita..”.
E
ancora da Marmo altri intensi e suggestivi versi di Silvia Bre: “Rosa
che crepi al sole dell’estate / come fatichi a mantenerti dentro / l’autunno
venturo che ti spetta..”.
Ho
conosciuto le poesie di Tiziana Marini quando nel 2012 lessi il suo splendido
primo libro che aveva pubblicato nel 2011 dal titolo emblematico Solo
l’anima vede (Pagine editore) e fu subito un colpo di fulmine!
“All’improvviso sto / appesa alle nuvole / come una mela al ramo..” dice una
poesia tratta da questo libro, e come non pensare a quei versi grandissimi e
indimenticabili di Ungaretti: “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le
foglie”. Tiziana in una poesia, che è quasi una dichiarazione di poetica,
affermava: “Non uso il verso per farmi bella / la penna non è un pettine / amo
spettinarmi con i versi / dar disordine alle mie certezze / scompigliare i miei
pensieri.” Sin da questo primo libro sono chiari i punti chiave della sua
poetica, niente orpelli e superfluo e neppure certezze incontrovertibili,
perché nell’esistenza umana e fragile tutto è possibile, tutto e il contrario
di tutto..
I
suoi versi sono vibrazioni delicatissime, freschezza di riverberi ed esprimono
il nucleo della commozione senza inutili sentimentalismi. Essenzialità nei
pensieri, versi apodittici. “Nacqui. / Ora questo cielo / scorre / dietro la
nuvola ferma / e traghetta l’attimo al suo inizio.” Come “la donna che guarda /
conta i granelli di sabbia / e abbraccia il mondo / nel giro della sua pupilla.
/ La donna che guarda un poco sogna..”. Sono pennellate di colore i sogni di
Tiziana Marini, del resto lei proviene dalla pittura, perciò il suo è uno
sguardo veramente sinestetico che sa vedere ciò che conta e sa “prendere la
mira” per trasportare i suoi lettori in un infinito oltre, in un costante
abbandono più che al destino a una qualche forma di trascendenza invisibile ma
possibile, considerato che l’universo ha appunto infinite potenzialità, a
cominciare dalla nostra esistenza contenuta in questo mistero spazio-temporale:
“Ho fatto un calcolo complicato / e approssimativo / respirando l’assenza. / Il
mondo invisibile / nel mondo visibile, di arcobaleni possibili, / di stelle
nascoste.” La sua vicenda umana è in consonanza con la sequenza della storia,
storia di anime e di cuori palpitanti, la sua poesia intimista e sussurrata
diventa croce e coro del comune vivere. Ed è proprio in questa
verticalizzazione – come afferma Plinio Perilli – in questa immaginaria
vertigine nel passaggio dalla terra al cielo dove la distanza tra il vicino e
il lontano si annullano, che la poesia della Marini diventa una poesia per
tutti, ma non nel senso di banalizzazione nazional-popolare, ma perché affronta
temi universali di una cosmogonia pietosa e quotidiana che tutti investe, fatta
di analogie e simboli, di cui si faceva portavoce la grande Emily Dickinson.
La
poesia di Tiziana Marini emoziona e rapisce per la bellezza, il lirismo, la
semplicità nel senso di sostanzialità e perché arriva sicuramente al cuore
passando sulla terra in punta di piedi, con grazia e gentilezza, ma che lascia
vasti segni. Questa è la consolazione che ci può offrire la poesia, un punto
d’incontro tra le intermittenze del cuore e la durata della realtà. Tracce del
passaggio dell’acqua, tra il fluire e il perenne: “poco più / poco meno / di un
eterno.. / c’è l’equilibrio dell’acqua”. La poesia è quindi un modo per dare un
nome alle cose, come diceva Heidegger che la poesia è un “abitare presso
l’origine, uno stare presso l’essenza delle cose”, tra il desiderio dell’abbandono e la bellezza della natura, quello
che può essere il miracolo del sole o del vento.
La poesia di Tiziana Marini tra Guido Gozzano e
Jacques Prévert di Fausta Genziana Le Piane
L’ultima raccolta poetica (Passa il cuore sulla terra, Edizioni Tracce,
2014) consacra Tiziana Marini come una poetessa intimista, delle piccole cose,
delle scene famigliari alla maniera della Signorina Felicita ovvero la
Felicità di Guido Gozzano cantore delle banali azioni quotidiane: Talora - già
la mensa era imbandita /| mi trattenevi a cena. Era una cena / d’altri tempi,
col gatto e la falena / e la stoviglia semplice e fiorita / e il commento dei
cibi e Maddalena / decrepita, e la siesta e la partita...(La signorina
Felicita, vv. 97-102). Si legga, per esempio, del libro di Tiziana Marini, la
poesia intitolata La casalinga onnipotente a p. 69: La tovaglia / di lavanda
odorosa / e al centro / un cesto di rose piccine. / Ad ognuno il suo piatto, /
il bicchiere, / il suo cibo. / Dispongo in microsistema solare, / distanza, /
uguaglianza, / e giustizia, / apparecchio l’amore. / E in questo distribuire /
nutrire e armonizzare / forse mi sento un po’ immortale oppure ancora Il ferro
a vapore a p. 76: Faccio pianura / sulle tue camicie, / oceani stendo / di
lenzuola, /esploro pieghe, / angoli inaccessibili, /con punte rompighiaccio. La
pesante arte / del ferro a vapore / è un vecchio treno / che corre, /
terra d’Islanda, /balena sbuffante, / champagne agitato. Per un attimo, / per
un breve pensiero, /sono altrove fino a La stanza proibita (p. 55), Il sogno di
Alice (p. 24) e Sola, fra le mani (p. 51).
Altrove, i suoi versi riportano alla quotidianità cantata alla maniera di Jacques Prévert (Déjeuner du matin, cantore dell’amore), come in Cena per due (p. 94): Apparecchio per due / nella nostra cucina, / con la tv accesa / e non manca nulla / come sempre. / Non mangio i ricordi / ma i piccoli gesti / delle tue mani / sul tovagliolo, / il tuo sguardo, / ti parlo e mi parli / come un tempo / ed è questo il tuo posto. Sempre mi chiedo / chi dei due viva ancora / per davvero.
Ma questa realtà vissuta così interiormente e lucidamente attraverso le varie sezioni (ALBA Gemmante sole, MATTINO Con le ciliegie alle orecchie, MERIGGIO Il vuoto meno vuoto, NOTTE Un bicchiere di luna), che sono le fasi della vita, si amplia e diviene simbolo universale che rappresenta un mondo che appartiene a tutti: Il mondo invisibile / nel mondo visibile (p. 96) e la stramba voglia / di sognare in grande (p.100). Tiziana parla di una felicità cauta, che rischia di essere breve, una felicità vissuta lentamente, a poco a poco, gustata. Parla di armonia precaria.
La poesia della Marini ha tutte le movenze di quello che viene chiamato minimalismo americano di cui è capostipite Raymond Carver (1938 –1988), scrittore, poeta e saggista statunitense: Un attimo fa ho dato un'occhiata nella stanza / ed ecco quel che ho visto: / la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra, / il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo. / E sul davanzale, la sigaretta / lasciata accesa nel posacenere. / Lavativo!, mi urlava sempre dietro mio zio, / tanto tempo fa. Aveva proprio ragione. /Anche oggi, come ogni giorno, / ho messo da parte un po' di tempo / per fare un bel niente (Raymond Carver, Dolce far niente). Ma si badi bene, nessuna interpretazione negativa dell’affermazione, anzi. Per Tiziana, come per Carver, dal piccolo – il minimo mondo (p. 63) - si va al grande, un immenso entra nel finito: così il cielo si specchia / nel bicchiere colmo e diventa mare; la vetta e la valle / sono una cosa sola. La poesia contiene tutto.
Dunque la poetessa Tiziana Marini, attenta agli echi del passato, si colloca saldamente nella tradizione poetica moderna creando però uno stile tutto proprio. Attraverso la sua scrittura, che è lineare ma attentamente e finemente cesellata, Tiziana indirizza il lettore attraverso le coltri di una grigia quotidianità per svelargli, all’ improvviso, solo per un attimo, la poesia che resta nelle piccole vite descritte. La poesia è fortemente concentrata sulla vita quotidiana, di cui, riesce a esprimere efficacemente le tensioni fondamentali: un certo spaesamento esistenziale, il bisogno di essere amato, di comunicare in modo sincero.
Il dolore vissuto non impedisce alla Poetessa di vivere ancora la bella stagione; il verde della speranza (nelle sue poesie quello dell’erba, del prato) è sempre presente.
Attraverso le sezioni citate Tiziana si interroga su se stessa, si guarda, si analizza, si propone.
La poesia che in assoluto la rappresenta, a mio avviso, è Il pesce rosso a p. 58: Io sono un pesce rosso, / ingrandito dall’acqua, / ma in realtà metà / di come sembro. / Sono un pesce rosso / che in una boccia di vetro / con tre bicchieri d’acqua, / vede l’oceano / e di questo scrivo / applicandolo al mondo. In questa lirica c’è tutta la visione poetica di Tiziana che non canta se non ciò che è sotto i suoi occhi (di questo scrivo), che canta la realtà che vive; che con la fantasia e la creatività riesce a trasformare tre bicchieri d’acqua in oceano. Nell’immedesimarsi con il pesce, che è il simbolo dell’elemento acqua in cui vive, la poetessa si indentifica positivamente con la vita che percepisce e descrive con serenità e che accetta nel suo fluire: mi abbevero al fiume immobile / e smuovo l’acqua. / Fiume nel fiume / cerco un oblio tenace… (p. 57).
Inoltre il pesce è di colore rosso che è la tinta del fuoco e del sangue, simbolo del principio della vita, con la sua forza, la sua potenza, il suo espandersi. I due termini si rafforzano a vicenda. La metafora dell’acqua, sotto forma di fiume, mare, pioggia, oceano, lago, ecc. ricorre spesso nelle liriche di Tiziana e rappresenta, dunque, la fonte della vita, un mezzo di purificazione, un centro di rigenerazione. Addirittura l’acqua è per lei liquido amniotico (p. 55).
Termino con la presenza costante della neve, acqua anch’essa e simbolo dell’effimero: Anche quello che resta / se ne va /come la neve / dopo tre giorni sul balcone (La conseguenza della neve, p. 77)..
Altrove, i suoi versi riportano alla quotidianità cantata alla maniera di Jacques Prévert (Déjeuner du matin, cantore dell’amore), come in Cena per due (p. 94): Apparecchio per due / nella nostra cucina, / con la tv accesa / e non manca nulla / come sempre. / Non mangio i ricordi / ma i piccoli gesti / delle tue mani / sul tovagliolo, / il tuo sguardo, / ti parlo e mi parli / come un tempo / ed è questo il tuo posto. Sempre mi chiedo / chi dei due viva ancora / per davvero.
Ma questa realtà vissuta così interiormente e lucidamente attraverso le varie sezioni (ALBA Gemmante sole, MATTINO Con le ciliegie alle orecchie, MERIGGIO Il vuoto meno vuoto, NOTTE Un bicchiere di luna), che sono le fasi della vita, si amplia e diviene simbolo universale che rappresenta un mondo che appartiene a tutti: Il mondo invisibile / nel mondo visibile (p. 96) e la stramba voglia / di sognare in grande (p.100). Tiziana parla di una felicità cauta, che rischia di essere breve, una felicità vissuta lentamente, a poco a poco, gustata. Parla di armonia precaria.
La poesia della Marini ha tutte le movenze di quello che viene chiamato minimalismo americano di cui è capostipite Raymond Carver (1938 –1988), scrittore, poeta e saggista statunitense: Un attimo fa ho dato un'occhiata nella stanza / ed ecco quel che ho visto: / la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra, / il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo. / E sul davanzale, la sigaretta / lasciata accesa nel posacenere. / Lavativo!, mi urlava sempre dietro mio zio, / tanto tempo fa. Aveva proprio ragione. /Anche oggi, come ogni giorno, / ho messo da parte un po' di tempo / per fare un bel niente (Raymond Carver, Dolce far niente). Ma si badi bene, nessuna interpretazione negativa dell’affermazione, anzi. Per Tiziana, come per Carver, dal piccolo – il minimo mondo (p. 63) - si va al grande, un immenso entra nel finito: così il cielo si specchia / nel bicchiere colmo e diventa mare; la vetta e la valle / sono una cosa sola. La poesia contiene tutto.
Dunque la poetessa Tiziana Marini, attenta agli echi del passato, si colloca saldamente nella tradizione poetica moderna creando però uno stile tutto proprio. Attraverso la sua scrittura, che è lineare ma attentamente e finemente cesellata, Tiziana indirizza il lettore attraverso le coltri di una grigia quotidianità per svelargli, all’ improvviso, solo per un attimo, la poesia che resta nelle piccole vite descritte. La poesia è fortemente concentrata sulla vita quotidiana, di cui, riesce a esprimere efficacemente le tensioni fondamentali: un certo spaesamento esistenziale, il bisogno di essere amato, di comunicare in modo sincero.
Il dolore vissuto non impedisce alla Poetessa di vivere ancora la bella stagione; il verde della speranza (nelle sue poesie quello dell’erba, del prato) è sempre presente.
Attraverso le sezioni citate Tiziana si interroga su se stessa, si guarda, si analizza, si propone.
La poesia che in assoluto la rappresenta, a mio avviso, è Il pesce rosso a p. 58: Io sono un pesce rosso, / ingrandito dall’acqua, / ma in realtà metà / di come sembro. / Sono un pesce rosso / che in una boccia di vetro / con tre bicchieri d’acqua, / vede l’oceano / e di questo scrivo / applicandolo al mondo. In questa lirica c’è tutta la visione poetica di Tiziana che non canta se non ciò che è sotto i suoi occhi (di questo scrivo), che canta la realtà che vive; che con la fantasia e la creatività riesce a trasformare tre bicchieri d’acqua in oceano. Nell’immedesimarsi con il pesce, che è il simbolo dell’elemento acqua in cui vive, la poetessa si indentifica positivamente con la vita che percepisce e descrive con serenità e che accetta nel suo fluire: mi abbevero al fiume immobile / e smuovo l’acqua. / Fiume nel fiume / cerco un oblio tenace… (p. 57).
Inoltre il pesce è di colore rosso che è la tinta del fuoco e del sangue, simbolo del principio della vita, con la sua forza, la sua potenza, il suo espandersi. I due termini si rafforzano a vicenda. La metafora dell’acqua, sotto forma di fiume, mare, pioggia, oceano, lago, ecc. ricorre spesso nelle liriche di Tiziana e rappresenta, dunque, la fonte della vita, un mezzo di purificazione, un centro di rigenerazione. Addirittura l’acqua è per lei liquido amniotico (p. 55).
Termino con la presenza costante della neve, acqua anch’essa e simbolo dell’effimero: Anche quello che resta / se ne va /come la neve / dopo tre giorni sul balcone (La conseguenza della neve, p. 77)..
Nota di Paolo Carlucci
per Tiziana Marini, Passa il cuore sulla
terra, Tracce, Pescara 2014
Stupore del cuore che si fa voce dell’orto dell’anima … E’già
un’arrischiata dichiarazione di poetica il dire la luce sorgiva della propria
ispirazione celeste e terrestre. L’orto /è
il luogo/ dove tutto nasce/, cresce/, splende. / Non il giardino, l’orto./ Te
lo dice il nome. Sin dai primi versi della sua opera appare chiaro questo dono della poesia di Tiziana Marini, essere
sentimento nella vita d’ogni giorno, colta come maternità di colori e di
sguardi. Il battesimo celeste si ha ad apertura di silloge. Mi ha battezzato/ il cielo/ con acqua serena.
Si assiste così alla gemmazione aurorale della luce che dà forza allo sguardo
del sogno, una costante questa dell’autrice, che invia un messaggio d’amore/ a due pupille rotte. Ella diviene così radice
d’infinito nell’incanto del dettaglio, una
foglia mi separa da te/un punto mi unisce/al tuo infinito, sembra questa la
cifra più autentica dell’opera di
Tiziana Marini, che si rivela, con maturità di stile e di tempo di cura della
propria scrittura in questa sua ultima raccolta poetica, Passa il cuore sulla terra- edizioni Tracce, con un’ampia
prefazione di Plinio Perilli che di lei
fa amorosamente emergere le tappe del … chiocciolare di un silenzio che,
lentamente, si fa voce e appunto maternità di una vasta gamma di sentimenti e
di vita. L’opera è articolata in quattro sezioni, alba, mattino, meriggio,
notte i cui sottotitoli scandiscono le
fasi in cui lo sguardo sulla realtà e il
sogno tessono il bisso dell’anima della giornata della poetessa che di sé dice vestita
di me/ svestita da me/ apro la finestra/ e inizio a trasformarmi in cielo/
niente è più dolce / dell’abbandonarsi
al volo/ strega, io! Ride la luna sotto
la coperta. Nell’universo di concretezza e quotidianità la febbre di
solitudine alza la temperatura
dell’anima di una donna che guarda, un poco sogna, separa la
crusca dal chicco, diviene una casalinga onnipotente che,con ordine di vergine
zodiacale dispone sì la tovaglia di lavanda odorosa e con millimetrica precisione ad ognuno il suo piatto, il bicchiere il suo
cibo, ma poi dispone in microsistema solare, distanza/ uguaglianza,e giustizia
apparecchio l’amore … E in questo distribuire mi sento un po’ immortale.
Gloria ironica d’un disteso mezzogiorno nell’ennui del meriggio prandiale. E la casalinghitudine s’illumina d’un
soffio di vanità Close up sulle mie
labbra. / Rossetto mio!, cui segue un acre tuffo nella realtà di un clochard, un barbone reso con
espressionistico senso di realtà. Chi sei tu che scrivi/ i marciapiedi/ di
urina e di sogni. Qui e in altre poesie si delinea dunque il volo di questa ape
furibonda di poesia che del regard à la distance fa il perno del suo universo
poetico, anche le geografie di passioni son colte con forza e sofferenza di una
nuova Alice in dormiveglia. Insomma è una favola
amara che cerca la bellezza negli
occhi sul ramo incendiato di luna,
la verità di un sogno il calice di luna
di Tiziana Marini.
Nina Maroccolo:
“…Vi invito a
leggere Tiziana Marini, un poetare lirico forte
obliquo veramente unico. Il suo intimismo universale è quello di una Emily
degli anni nostri. So che i paragoni non andrebbero fatti. Eppure, tra i suoi
versi, una tellurica faglia terrestre ci porta in altezza - laddove vette e
guglie riservano un posto speciale alle creature celesti. E anche alla loro
terribilità. L'epica quotidiana fatta di piccole cose, osare un linguaggio
apparentemente semplice, senza edulcorazioni o intellettualismi, e lentamente
raggiungere l'Assoluto: "finita infinità", lo chiamerebbe Emily
Dickinson... Grazie, Tiziana”
Cristina Sparagana
“Ma perché
poi dire che la tua poesia è "dolce"? Io non la trovo affatto dolce:
è una poesia forte, temprata, a volte anche violenta, ed è proprio lì la
magia dei tuoi versi, che riesci a esprimere l'inferno e il paradiso con una
solida semplicità, con un fuoco perpetuo che si estingue via
via in quadri più sereni per poi riprendere, quasi tacitamente, a
"lampeggiare".
Nicla Morletti
“Le parole hanno una grande forza, le parole hanno
un’anima che vibra nell’universo dei pensieri e della mente, le parole possono
frantumare le difficoltà e possiedono il potere di farci vivere meglio se usate
con l’animo puro e la schiettezza del cuore. Ci sono poesie che ci avvolgono,
ci sollevano, ci tengono al caldo quando fuori è freddo, ci proteggono, ci
rincuorano, ci spronano, sono come un abbraccio. Certi versi armoniosi e
leggeri ci liberano e ci fanno volare in alto insieme alle nubi di una felice
primavera. Tutto questo sono le poesie di Tiziana Marini. Dolci e
lievi, ci ricordano che la vita è bella. Sono come una lettera inaspettata, un
regalo sorprendente, un incontro casuale e piacevole perché come scriveva José
Ortega: “Sorprendersi, stupirsi, è cominciare a capire.” Mi viene in
mente una bellissima frase di Emily Dickinson: “Non conosciamo mai la nostra
altezza, finché non ci chiamano ad alzarci. Ma se ci alziamo davvero arriva al
cielo la nostra altezza.” E così, tra un’armonia e l’altra, tra un pensiero e
l’altro ci ritroviamo, durante la lettura di questa raccolta di poesie, a
vagare nell’immensità del cielo, tra pennellate e sfumature di colori
tratteggiate con il pennello della parola più pura: “Passa il cuore sulla terra
/ un cuore immenso, / tra due montagne / e una nuvola pigra, / prende forma / e
si scompone / plasmato dal vento…”.Le poesie di Tiziana Marini racchiudono il
frutto di un’intelligenza vivida, di un amore intenso per il tutto, di un’acuta
osservazione dei fenomeni della natura e del cuore: “Guarda, / il cielo si
specchia / nel bicchiere colmo / e diventa mare… Ed è mistero…”.
Incantano questi versi, per la loro armoniosa musicalità, per loro forza che avvolge e coinvolge. Per il loro spazio senza fine. Bellissimi.”
Incantano questi versi, per la loro armoniosa musicalità, per loro forza che avvolge e coinvolge. Per il loro spazio senza fine. Bellissimi.”
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