‘’(…)La farfalla di Rembrandt se
esistesse non potrebbe consolarci del non sapere, dell’impossibilità di
programmare un esodo accettabile dalle cose, dai ricordi, dagli amori non del
tutto percorsi dall’anima. Quanta malinconia nella precarietà del giorno, quanta
felicità nella speranza che l’ombra della notte si diradi, che i fiori, gli
azzurri si rivelino!  Così è l’indaco a
prevalere, l’indefinibile essenza delle cose. Sono forse i nostri affetti ad
impedirci la felicità, proprio perché noi ne avvertiamo il provvisorio,
imperfetto nascere e morire. Vorrei che la tua anima  si saziasse del bene che senti, e che quasi
forsennatamente ricerchi nella  ragione
del quotidiano, nella  bellezza delle
piccole cose, nella straziante insicurezza dell’attimo. Mi accontenterò di
seguire il tuo racconto poetico, intriso di purezza, che la tua anima mi narra
ad ogni rigo, mi consolerò con il tuo offrirti genuina nella confessione della
tua splendida innocenza…(…)’’ Raffaele Ciminelli

 
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