Dalla prefazione di Plinio Perilli: (..)Dolce e insieme aguzzo, nostalgico e futuribile, gioioso
d’umbratile, vertiginoso e a tratti radioso, redento di malessere, questo testo, confessio o rito introiettato è sequela, salvezza d’ombre, cento ànditi e ripari, inesauribili nascondigli
dell’anima...(...)
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