Recensione di Tiziana Marini
Se un libro di poesia può per certi
versi somigliare ad una composizione musicale (e la poesia è musica!), viene
naturale trovare un sottofondo musicale in quest’ultima raccolta di Gemma
Ravanello ed identificarlo con qualcosa di simile al ‘’Sul bel Danubio Blu’’ di
Strauss nelle scene del film di Stanley Kubrick, 2001 Odissea nello Spazio, in
cui la ruota/astronave danza fra le stelle, per poi viaggiare alla velocità
della luce e confondere, per effetto della relatività e delle deformazioni
spazio-temporali ad essa legate, passato e presente, sicché il protagonista si
ritrova bambino stellare, come noi, leggendo le poesie di quest’ultima raccolta
dell’Autrice dal titolo ‘’Alte e basse maree’’ (Pagine- 2016), in cui le parole danzano con grande
eleganza e semplicità e viaggiano nei nostri universi interiori a velocità incalcolabili
e musicali.
La raccolta che ha la bella
prefazione di Plinio Perilli e comprende poesie scritte in un vasto arco di
tempo, è suddivisa in due parti principali, suddivise a loro volta in sezioni.
La prima parte, dal titolo ‘’Mare prato’’ comprende le sezioni: Mare prato, Il
primo giardino, Ventre di rosa, Occhio planetario; la seconda parte, dal titolo
‘’Mai più il ritorno”, comprende le sezioni: Tornare alla musica, Ad Parnassum,
Messaggio in orbita, Mai più il ritorno.
Dice Proust nella Recherche:’’Più li guardavo e più quello che
doveva essere il mare era la terra e la terra era invece il mare..’’. Lo dice a
proposito di alcuni quadri, ma noi possiamo applicare questo suo sguardo
all’arte tutta, alla poesia in generale e a quella di Gemma Ravanello in
particolare, quando il suo sguardo riesce a vedere ‘’attraverso’’ e a
‘’sorprenderci’’ facendo emergere altri significati da ciò che vediamo e in
modo tale che ogni cosa ci appaia diversa ed assuma altri significati. D’altra parte come diceva
Joyce nell’Ulisse ‘’Chiudi gli occhi e vedrai’’. Il mare, lo stagno, il
giardino dell’Autrice come il giardino di Monet e Proust, sono mondi che attraverso il suo
vedere/sentire ci ri-guardano, non solo perché ci parlano, ma diventano
totalmente nostri, ci riguardano appunto, e nel rendersi attuali, vincono il tempo.
Il mare-prato è l’insieme, l’unità
che racchiude il percorso di vita della Ravanello, il mondo terracqueo che genera l’emozione. La nostra Gemma si muove
nel suo ‘’mare’’, che poi è un ‘’mare nostrum’’ a tutti gli effetti, la nostra
condizione amniotica primaria, dapprima con lo sguardo, poi con l’ascolto e infine con la forza della
navigazione datale dall’esperienza (…il cuore si fa vela…). Sguardo, ascolto,
viaggio, mare, terra, spazio, stelle tutto si unisce sinergicamente. Il
mare-prato e’ quindi un mondo fertile e necessario come lo era il ‘’bosco’’
nella precedente raccolta (Bosco- Del Giano 2012), ugualmente tappa di un
viaggio e di un percorso di vita.
Ma si esce dal mare e si trova il
bosco o all’uscita del bosco ci aspetta il mare? E se ne può uscire davvero? Come nei quadri di Monet il confine è sfumato o
forse non esiste e in una costante circolarità del tempo nella quale i due momenti si alternano, la nostra Gemma procede
coraggiosa. Il mare e il prato sono dunque
territori dell’anima e senz’altro
elementi rassicuranti e vitali (anche quando sembra che non lo siano) in quanto
sede delle nostre radici più profonde, siano esse in un fondale così come sulla
superficie di uno stagno. Poco importa: ci sono! In essi vive il passato e vivono i ricordi preziosi dell’infanzia, i
sentimenti e la memoria cui sempre guardiamo con nostalgia e rimpianto…
Procedendo poi tra simboli ed archetipi (conchiglie, sassi, rive, onde, fiori,
alberi, colori), fino quasi ad identificarsi completamente con questi elementi
(..del corpo mio blu di mare…), ecco che
dalla terra si arriva agli spazi
siderali perché la nostra Gemma è
attratta ugualmente sia dagli abissi
marini che da quelli interstellari sicché la sabbia diventa l’infinito
pulviscolo cosmico (… la mia palla di sabbia / è un nuovo astro / nel firmamento
/ giocoso delle dita), consapevole del fatto che non c’è poi tanta differenza
tra i due universi che conosciamo o tentiamo di conoscere, lo spazio e l’anima.
Così un giro di lavatrice può diventare una traversata transoceanica in
solitaria (gli occhi fissi / a quel mare in burrasca / ad altri oceani si
volgono…) e il volo di un aeroplanino di carta la voglia di libertà (…Era lì
sopra / il viaggiatore sognante / per un viaggio molto corto / all’avventura
del cielo / e solo per brevi istanti / si è sentito pilota- bambino / la sua
ingenuità / a conquistare / un frammento
di libertà) e un viaggio a tutti gli effetti per una sorta di coincidentia oppositorum insita in tutti
gli accadimenti della vita e in ogni moto dell’anima.
Dunque memoria, ombre, nostalgia ma
anche tanto colore, in questa raccolta corposa e matura della nostra Gemma che,
non dimentichiamolo, è anche una pittrice sensibile e raffinata. In alcune
poesie la ritroviamo oniricamente presente nelle tele dei suoi amatissimi
pittori, protagonista di un Aldilà dei
sogni, il bel film di Vincent Ward, in chiave intimistica…(‘’sono anch’io una
pennellata / tremula di colore…’’) oppure...(‘’…Nel giardino di Monet / una
donna meravigliosa / passeggia tra le sue tele’’).
Non possiamo non citare, per concludere
questa breve nota di lettura, il verso
conclusivo della raccolta…(‘’…il nostro momento / è qui / ed io l’afferro’’).
Cosa ci vuol dire l’Autrice se non che la conclusione di ‘’ogni’’ viaggio sia
poetico che di vita è però, nonostante tutto, sempre un ritorno al presente, ad un hic et nunc che assecondi e comprenda la
forza centrifuga e centripeta della poesia e di ogni nostro agire e fragilità?
Facciamo nostro questo insegnamento!
Tiziana
Marini
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